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Il volontariato per cui “vale la pena”

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“Si dice che al Ferrante Aporti si entri e non si esca più”- ricorda Eleonora De Salvo, coordinatrice dell’associazione di volontariato laica “Aporti Aperte” che dal 2005 opera all’interno dell’Istituto Penale  Minorile di Torino “Ferrante Aporti”, e non solo.

L’idea dell’associazione assomiglia a un ponte che attraversi le mura tra interno ed esterno, e ogni settimana dia spazio ad alcuni momenti di condivisione sociale, attraverso cui volontari e ragazzi sviluppino la propria personalità. I volontari sono spesso giovani universitari, studiano psicologia e criminologia, ma anche impiegati o pensionati, che all’inizio hanno vissuto con forte impatto emotivo l’ingresso in un luogo circondato da cancelli blindati e controllato da telecamere.

«Di solito i pregiudizi maggiori si hanno al di fuori – afferma la coordinatrice -, ma all’interno noi ascoltiamo molto la voce dei ragazzi, quindi hanno fiducia nel nostro operato e non ci vedono come estranei che vogliono osservarli e giudicarli, ma come qualcuno con cui condividere tempo di qualità. Sono molto rispettosi di questo tempo». Essere volontario non significa, tuttavia, “solo” diventare il confidente dei ragazzi, ma anche un punto di riferimento operante anche pure in altri ambiti, e all’esterno di quelle mura. L’associazione è presente nei centri di prima accoglienza, dove i minorenni vengono a contatto con il sistema penale per la prima volta. A supporto di questo momento particolarmente delicato si realizzano progetti di tipo ludico-ricreativo che soddisfino gli interessi dei giovanissimi: dalla musica al teatro, a corsi di primo soccorso.

“Con i tagli agli spazi ricreativi, se non ci fossero le associazioni mancherebbero attività fondamentali come lo sport e la musica, interessi che devono essere alimentati“ conclude Eleonora De Salvo. Il suo primo obiettivo ogni giorno è trovare fondi a sostegno dei ragazzi del Ferrante e di quelli che stanno fuori. Che si tratti anche “solo” della spesa del treno dei famigliari che vengono a trovare il figlio in
carcere.”

VALERIA TUBEROSI