Tribunale di Firenze: aziende devono dare ai rider i mezzi per proteggersi

condividi

L’azienda di food delivery Just Eat deve rifornire i rider/fattorini di tutti i dispositivi di sicurezza per proteggersi dall’emergenza sanitaria Coronavirus. È quanto stabilito, con un decreto cautelare emesso inaudita altera parte (cioè prima di ascoltare la stessa azienda), il primo aprile 2020 dal Tribunale di Firenze, sezione Lavoro, giudice Tommaso Maria Gualano. Qui il decreto del giudice

In questo provvedimento di urgenza, il giudice ha dato ragione, in via cautelare, al rider che ha fatto ricorso, Yiftalem Parigi, che aveva depositato un esposto contro Just Eat. E ha ordinato all’impresa di consegnare al lavoratore una serie di dispositivi di protezione individuale. Precisamente, mascherina protettiva, guanti monouso, gel disinfettanti e prodotti a base alcolica per la pulizia dello zaino. A supporto del ricorrente, il giudice ha citato la sentenza di Cassazione 1663 del 2020 e il decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008. La sicurezza del lavoratore, che sia autonomo o subordinato, è a carico del datore di lavoro.

Just Eat, dal canto suo sottolinea che il decreto è un provvedimento provvisorio cautelare, in attesa della verifica delle sue ragioni. E sottolinea che “in linea con il nostro approccio responsabile e a prescindere dalla normativa legale e contrattuale applicabile, ci siamo infatti immediatamente attivati, fin dall’inizio dell’emergenza, per acquistare e distribuire mascherine e guanti monouso, che sono in continua consegna ai rider. Stiamo già lavorando inoltre, per mettere a disposizione gel e prodotti disinfettanti”.

Secondo il sindacalista Mario Grasso della Uil TuCS di Milano, in ogni caso, si tratta di “un passo storico che segna uno spartiacque importante in questa incresciosa vicenda”.

Mario Grasso, Uil

“Le aziende si stanno muovendo – precisa Mario Grasso – ma il risultato non è soddisfacente. Si trincerano sul fatto che questi dispositivi di sicurezza sono difficili da recuperare”. Proprio a Milano, domenica scorsa, si è riunito il tavolo permanente tra tutte le parti sociali e il Prefetto, tavoli che sono attivi in altre città. C’è infatti da risolvere il problema degli assembramenti davanti ai locali del food. E non solo. “Non tutti i pubblici esercizi – osserva Grasso – sono essenziali – nonostante quanto stabilito dal decreto legge – al contrario di quello che si dice nelle interviste rilasciate da Matteo Sarzana di Deliveroo. Un conto è portare la spesa e i farmaci, altra cosa è portare sushi, che non è indispensabile. Le esigenze sono diverse e su questo bisognerebbe riflettere. Soprattutto se non si garantiscono gli standard di salute e sicurezza; va applicato quanto previsto dalla legge sull’emergenza Coronavirus”.

Abbiamo interpellato Assodelivery, che riunisce le aziende del settore, e siamo in attesa di una loro valutazione della vicenda e della situazione in generale.

Intanto, Deliveroo starebbe rimborsando ai rider i costi dei dispositivi di sicurezza che i lavoratori si sono procurati autonomamente nei giorni scorsi. Il problema è che l’azienda starebbe tassando l’acquisto in questione come se fosse fatturato da lavoro e non per l’effettivo costo dei dispositivi comperati. Un rider ci ha mostrato la sua fattura di pagamento indicando il rimborso tassato alla voce “Modifiche e integrazioni”.

Articolo aggiornato alle ore 00.23 del 3 aprile 2020.

NICOLA TEOFILO