Storia di una canzone di mezza estate

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Sabbia finissima. Acqua salata che bagna i piedi. Le risate dei bambini che giocano sulla spiaggia. Un ritornello riecheggia tra un’onda e l’altra. L’estate si vede, l’estate si sente. E si sentirà per tutta la vita proprio quel brano che ci ha accompagnato in montagna, al mare, in collina, a mangiare i gelati e sotto gli ombrelloni.

La musica ha un effetto terapeuti­co, non è una novità, ma d’estate ha una marcia in più. Diventa «solle­vante, rinfrescante, accompagnan­te»: lo dice Luca Dondoni, giornalista, critico musicale e speaker radiofonico. «D’estate si presume che ci sia più tempo per ascoltarla, che si sia più propensi a sentirla. E in questa stagione siamo tutti un po’ più circondati dalla musica: l’estate è una stagione che le è molto amica» aggiunge Dondoni.

Provate a stare in silenzio per un minuto: probabilmente da qualche parte, nell’aria, c’è qualcuno che sta ascoltando una canzone estiva. «Nel momento in cui è talmente facile, orecchiabile, ricantabile e rifischiabile, diventa un tormentone»: secondo lo speaker radiofonico, auto­re del libro Musictherapy, anche la semplicità del brano e la facilità della melodia hanno un ruolo essenziale nella costruzione di una hit estiva. In questi ultimi anni è il raggaeton ad aver scalato le classifiche mon­diali: «Quel sapore latino è il fil rouge dell’estate» dice Dondoni. Ma la musica, e in particolare quella estiva, rimane sempre una questione di cuore: «Ognuno si crea la propria personale colonna sono­ra, quella che si porterà nei ricordi per sempre» aggiunge Dondoni. La musica è un continuo riferi­mento a qualche ricordo, a qualche esperienza vissuta. Nel suo libro, Dondoni fa un elenco di situazioni personali in cui “la musica può tut­to”, come recita il sottotitolo. E la musica, d’estate, non ci lascia mai soli.

Ma quando nasce esattamente il primo tormentone estivo? Lo sa bene Jacopo Tomatis (omonimo di un nostro collega), musicologo, giornalista, docente di Popular mu­sic al Dams di Torino e autore del libro “Storia culturale della canzone italiana”. «L’idea di canzone estiva nasce intorno al 1958-60, nel con­testo del Boom economico e, nello specifico, con il lancio in Italia del 45 giri e del jukebox». La cosiddet­ta canzone “gettonata” deriva il suo nome proprio dall’atto di inserire il gettone nel selettore di brani per ascoltare una canzone. Si tratta di uno dei primi mezzi per misurare la polarità di un brano. Ed è la prima volta che viene creato un prodotto pensato per un pubblico giovane, che si identifica in un gruppo socia­le. «Il mercato si satura di questi og­getti e il circuito del jukebox afferma tra i luoghi della musica anche le lat­terie, i bar e gli stabilimenti balneari – spiega Tomatis – e nasce un tipo di produzione targettizzata». I primi tormentoni che parlano di estate, infatti, sono di quel periodo: Toma­tis cita “Sapore di Sale” di Gino Pao­li, “Legata a un granello di sabbia” di Nico Fidenco, “Con le pinne, fucile ed occhiali” di Edoardo Vianello. Queste ultime due prodotte negli studi di registrazione Rca di Roma, che vengono per la prima volta uti­lizzati in maniera più creativa.

Nello snodo del tormentone esti­vo, tra 1958 e 1960, «I pezzi hanno arrangiamenti innovativi: in molti casi era Ennio Morricone ad occu­parsene. Inoltre stavano nascendo i primi criteri di mercato: ecco spie­gato il sapore futuristico di quelle sonorità». Tomatis spiega anche che intorno agli anni ’80 le canzo­ni guardano al passato: un singolo come “L’estate sta finendo” del duo Righeira o “Un’estate al mare” di Giuni Russo sono esempi di come in quegli anni la musica guardasse al passato, proprio agli anni ’50. E non si tratta di una questione solo italia­na: ricordiamo Happy Days la serie cult che spopolava in passato. «Oggi ci troviamo in un’epoca di ricucina­mento di tutte le mode musicali del passato: è un’epoca di retromania. Nonostante si possa creare qualsi­asi cosa con i software instruments moderni, si sceglie coscientemente di imitare il passato». E i Thegior­nalisti, una delle band italiane più seguite degli ultimi tempi, si rifan­no – completamente – agli anni ’80 con l’utilizzo di sintetizzatori tipici di quell’epoca. Il discorso di Jacopo Tomatis si lega alla piega nostalgica della musica: «La canzone dell’estate è un bellissimo tema per compren­dere al meglio questi cicli di nostal­gia-riuso-nostalgia-riuso. Le canzo­ni estive agiscono in un momento molto particolare nella costruzione dei nostri ricordi, perché è più pro­babile collegarli all’estate piuttosto che ad una normale giornata di rou­tine lavorativa».

Hanno un sapore diverso, un cer­to gusto, una propria dimensione. Sono uno sguardo al passato, un ricordo indelebile, un ballo impara­to a memoria dalle articolazioni del nostro corpo. E non è affatto facile liberarsene.

CHIARA MANETTI