Sport e la grande incertezza

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Rinviare un evento sportivo in una situazione preoccupante come quella creata dalla diffusione del Coronavirus può sembrare scontato. Eppure in Italia mai saremmo disposti a rinunciare a sport della nostra tradizione popolare come il calcio e il ciclismo se non per ragioni così serie. Ora per qualche settimana almeno dobbiamo farlo, e sembra solo questione di tempo prima che gli altri paesi ci seguano.

Sospesa la Serie A, si attende lo stop per la Champions League 

“Lo sport è scambio, spostamento, contatto, condivisione. Sono tutte cose incompatibili con un’epidemia. È necessario fermare tutto”. Maurizio Crosetti, giornalista di Repubblica e scrittore, fotografa così il mondo dello sport in un momento di crisi dovuto al contagio epidemico del Covid-19. Uno scatto critico, soprattutto per come il calcio, in tutta la sua scala gerarchica, ha reagito in ritardo alla situazione. 

In questo stato confusionale, dovuto a visioni divergenti sull’aspetto sanitario ed economico, si è arrivati ieri 11 maggio al primo caso in Serie A. Daniele Rugani, difensore della Juventus, è risultato positivo al Covid-19. Questa notizia ha allertato sia la squadra torinese che la dirigenza dell’Inter, ultima avversaria domenica scorsa. Secondo Crosetti: “Grazie al richiamo del Coni, l’ente in questo momento con più lucidità che si è proposto come mediatore tra le varie federazioni, finalmente si è capito quanto potesse essere pericoloso giocare. Gli ultimi aggiornamenti su Rugani confermano lo sbaglio fatto e adesso quali provvedimenti prendere”. 

Una questione che non riguarda solamente il calcio italiano, ma anche quello europeo. Con la sospensione di altri campionati europei, la scelta della Uefa di continuare con misure restrittive le competizioni come Champions League e Europa League potrebbe essere pericolosissima. “Noi ci siamo accorti e ci stiamo accorgendo della situazione, contando quanti decessi stanno avvenendo nel nostro territorio. Questa percezione le altre nazioni non ce l’hanno o stanno cominciando ad averla”. Crosetti conclude: “Le scene di follia che abbiamo visto fuori agli stadi di Parigi e Valencia sono la prova di questa incoscienza”.

Il Giro d’Italia rischia di non partire

Dal 1909 solo le due Guerre mondiali hanno fermato il Giro d’Italia, ma l’ipotesi dello stop oggi è reale. L’edizione numero 103 dovrebbe partire il prossimo 9 maggio da Budapest in Ungheria e arrivare il 31 a Milano: una prospettiva difficile da pensare a meno di due mesi dal via. “Il Giro è l’appuntamento su cui basa tutta la stagione dei corridori e delle squadre italiane, perderlo equivale a buttare via la stagione” spiega Marco Pastonesi, giornalista sportivo e scrittore. Gli addetti ai lavori italiani tremano all’idea di perdere le corse che hanno il maggiore volume di affari: “Qui il ciclismo vive della Milano-Sanremo, del Giro d’Italia e del Giro di Lombardia. Senza la visibilità di queste corse gli sponsor non si sentono ripagati dell’impegno economico”.

Come nel calcio, in parte anche nel ciclismo però gli equilibri di potere hanno il loro peso per decidere se disputare o meno una corsa in questa situazione di incertezza generale. Basta varcare le Alpi e andare in Francia per vedere che corse minori come il Giro di Normandia, in programma dal 23 al 27 marzo, è stato annullato mentre la Parigi-Nizza è partita domenica 8 marzo con 136 corridori al via ed è tuttora in corso: “Per ora va avanti di giorno in giorno. Il fatto che sia una corsa della Aso, l’ente organizzatore del Tour de France, ha avuto un peso per arrivare a dei compromessi”. 

L’incertezza non risparmia Tokyo 2020

Siamo a ridosso anche di due competizioni che potrebbero portare centinaia di migliaia di persone a spostarsi nei prossimi mesi: gli Europei di calcio e soprattutto le Olimpiadi di Tokyo. Per il secondo evento il governo giapponese ha finora smentito le ipotesi di spostamento, cancellazione o disputa a porte chiuse, ma la questione resta in bilico. “Per ragioni economiche si cercherà fino all’ultimo giorno di salvare questa manifestazione – è il parere di Maurizio Crosetti -. Non riesco proprio ad immaginare come tutto questo possa accadere, soprattutto in Asia dove è partito il contagio”. 

Più ottimista Pastonesi, che si appella alla speranza che nei prossimi mesi il quadro generale possa cambiare in meglio: “Per quello che sappiamo le Olimpiadi non dovrebbero essere pericolo. Certo, la situazione cambia ma si cerca di essere ottimisti. L’ipotesi delle porte chiuse è però contraria all’idea dello sport come festa e valore: per il significato storico e morale dei Giochi sarebbe impensabile”.

VINCENZO NASTO

LUCA PARENA