Robot, droni e 5G: il Politecnico raccoglie la sfida, a rimetterci non devono essere i lavoratori

Macchine agricole autoguidate, droni capaci di curare le piante e robot per la ricerca e il soccorso: la risposta del Politecnico di Torino al rilancio dell’industria e del terziario passa dall’istituzione dell’Interdepartmental Centre for Service Robotics (PIC4SER), polo interdipartimentale del Politecnico di Torino, dedicato allo studio e allo sviluppo di tecnologie innovative e soluzioni sperimentali nel settore dei sistemi robotici. L’ateneo ha investito su una piattaforma multidisciplinare, composta dalle competenze portate dai dipartimenti di ingegneria ambientale, elettronica, informatica, meccanica e aerospaziale, in collaborazione con quello di architettura e design, per produrre soluzioni capaci di intercettare le richieste del nuovo mercato delle Smart Cities e della robotica.

“L’ambizione di questo lavoro è di dare un contributo concreto all’economia del nostro territorio, prima ancora che alla carriera personale dei singoli membri del centro”, ha spiegato Emilio Paolucci, professore di ingnegneria gestionale e membro del PIC4SER.

“Attraverso questa iniziativa speriamo di poter fornire soluzioni reali alle sfide del mercato”. Con un piano d’investimento di 550mila euro in due anni, più altri 550mila euro forniti dalla Regione Piemonte, il Politecnico cerca risultati nell’unione di più competenze, facendo interagire sistemi meccanici e sensori, per la creazione di macchine che possano affiancare l’uomo in vari settori del lavoro.

Dal laboratorio alla vigna: robotica di precisione per colture più ecosostenibili

“L’utilizzo di carrelli automatici per il lavoro in filiera e l’impiego di droni per combattere le infezioni delle piante sono l’aspettativa dell’innovazione che non possiamo deludere”, ha spiegato Paolo Gay, professore del Dipartimento di Scienze Agrarie. Il ruolo della robotica nel futuro del settore primario passa per la ricerca nel campo dei sensori e della geolocalizzazione, su cui si basano strumenti intelligenti capaci di affiancare i saperi tradizionali nella coltivazione, rendendola più ecosostenibile ed efficace. “L’agricoltura di precisione – dice Gay – migliora di gran lunga la produzione in nome dell’ecocompatibilità. Le fattorie del futuro saranno più piccole e più smart, interconnesse e capaci di elaborare e comprendere i dati derivanti dall’allevamento e dalla coltivazione”.

Tim mette il Politecnico al centro della sperimentazione sul 5G, per non arrivare impreparati all’appuntamento col futuro

“Il campus del Politecnico avrà un assaggio del futuro che arriva, grazie a nuove reti che sostengono l’innovazione”: Gabriele Elia, portavoce di Tim, ha annunciato oggi l’accordo tra Telecom Italia e Politecnico di Torino per portare in anteprima nell’ateneo la sperimentazione della rete 5g. Obbiettivo dell’accordo sarà di mettere a disposizione dell’Interdepartmental Centre for Service Robotics (PIC4SER) la nuova tecnologia per le telecomunicazioni, che rende possibile la sperimentazione di tecnologie automatiche per le operazioni di ricerca e soccorso e i sistemi di pattugliamento. La rete 5g sarà disponibile al Politecnico in anticipo di tre anni sul suo impiego commerciale previsto per il 2020.

uno dei prototipi del PIC4SER
Ph: Raffaele Angius
La grande paura della robotica: opportunità o minaccia all’occupazione?

La paura che l’innovazione tecnologica possa essere una minaccia per i posti di lavoro è antico quanto la rivoluzione industriale stessa, teatro di movimenti operai dediti al sabotaggio dei macchinari tessili che andavano diffondendosi nell’Inghilterra del diciannovesimo secolo. A due secoli da allora, il dibattito ritorna attuale sotto la minaccia di droni automatizzati, robot e intelligenze aritificiali. Il tema entra a pieno titolo nell’agenda politica internazionale con il discorso di Jeremy Corbin, leader del partito Laburista, alla conferenza di partito di Brighton tenutasi a settembre del 2017, quando mette in minoranza i socialisti moderati per inaugurare la sua corsa verso Dawning Street. Il motto? “Tassiamo i robot”.

In realtà l’idea non è nuova, ed è stato proprio un pioniere dell’informatica il primo ad avanzarla. “Bisognerebbe essere disponibili ad alzare il valore delle tasse e anche abbassare la velocità” aveva detto Bill Gates, co-fondatore di Microsoft. Ma, numeri alla mano, l’automazione dei processi produttivi crea più posti di lavoro di quanti ne distrugga. E anche meglio pagati. La vera sfida è quella di saper trasformare il lavoro e le competenze richieste, perché raramente chi lo perde a causa dei robot viene ricollocato con le stesse mansioni.

In molteplici casi l’automazione ha stimolato la creazione di nuovi posti di lavoro: come nel caso dell’introduzione di sportelli automatici nelle banche. Negli anni ‘70 i dirigenti della Wells Fargo & Co erano convinti che l’automazione avrebbe portato alla riduzione del personale delle filiali, e così decisero di operare ingenti tagli. Successe esattamente il contrario: la possibilità per ciascuna filiale di operare con meno personale ha fatto sì che si aprissero nuovi sportelli e che venissero assunti complessivamente più dipendenti, necessari per svolgere mansioni per le quali non possono essere impiegati i bancomat, come i rapporti con la clientela.

La sfida posta dall’automazione e dalla robotica sembra riguardare più la capacità di intercettare il cambiamento generato dal mercato nell’era digitale, al quale le leggi dell’economia classica risultano sempre più strette.

Raffaele Angius
Massimiliano Mattiello