La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Rap e soul cantano la libertà

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Prendere la penna in mano e poter scrivere un testo che non verrà oscurato o censurato. Suonare ciò che si preferisce col proprio strumento, senza avere la paura di essere multati o addirittura arrestati. Il binomio “Musica x Libertà” ha trovato ampio spazio a Biennale Democrazia, portato sul palco dal gruppo musicale di “L’accademia dei folli” e dal rapper calabrese Kento.

La compagnia torinese non si è esibita in un classico concerto. Al Teatro Gobetti è iniziato uno spettacolo teatrale-musicale dove Carlo Roncaglia, il frontman della band, ha portato il pubblico in un viaggio musicale per raccontare la ricerca della libertà attraverso le canzoni di Bob Dylan, De André, Bruce Springsteen. Soul e canti partigiani si intrecciano e parlano di individui, lavoratori, schiavi e artisti. Soggetti distanti nelle epoche e nei luoghi, accomunati dal desiderio di rompere le catene che li opprimono o li hanno oppressi.

Storie di libertà dal segregazionismo, dalla guerra, dal lavoro e dal carcere. Quest’ultimo argomento molto importante per Francesco Carlo, in arte Kento, protagonista di un progetto che ha portato laboratori di musica rap in vari Ipm italiani. Un genere musicale dove spesso ricorre il termine libertà e che permette di instaurare un confronto diretto tra il rapper e i detenuti.

“Ciò che dico ai ragazzi è ‘Il vostro corpo è carcerato, ma la vostra mente? Cosa fate per liberarla?’. Alcuni riescono con la musica, chi con lo sport, chi con altre forme di creatività. Una domanda che reputo essere una forma di riflessioni anche per noi persone libere, visto che spesso siamo noi stessi a creare quelle gabbie mentali in cui restiamo intrappolati.”

“L’arte per questi ragazzi è un metodo per ampliare la loro percezione del mondo. In questa maniera si cerca di diminuire quella distanza tra comunità e carcere. Abbattere almeno metaforicamente le sbarre che dividono i detenuti, soprattutto se minorenni, dalla città, dalla comunità è molto importante ed è ciò che cerchiamo di realizzare con questo lavoro.”

I due artisti sono sicuramente lontani per generi e prospettive, ma entrambi hanno portato avanti il messaggio di Biennale Democrazia e hanno parlato dei “loro” confini di libertà. Accompagnate da una fisarmonica o da un beat anni 90, libertà e musica hanno danzato per due sere a Torino di fronte a giovani e adulti e lasciano loro una frase:

“Soldati, combattiamo per liberare il mondo eliminando confini e barriere. Soldati, nel nome della democrazia siate tutti uniti.”
Charlie Chaplin, Discorso all’umanità.