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Pubblica amministrazione, il Piemonte arranca nel digitale

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La banda ultra larga fatica ancora a raggiungere tutti, e alla sua scarsa diffusione si aggiunge un problema più grave: il divario culturale. Questi due aspetti riassumono il ritardo nella digitalizzazione della pubblica amministrazione in Piemonte.

 “Dovevamo già essere in fase operativa con la banda ultra larga, per esempio, ma la gara non è ancora nemmeno stata aggiudicata” lamenta l’assessora regionale Giuseppina De Santis al convegno “Piemonte Digitale” organizzato il 13 giugno all’Unione Industriale di Torino da The Innovation Group.  In alcune zone, soprattutto nelle province, non arriva la fibra ottica e gli investimenti effettuati tardano a dare i risultati attesi. Rispetto all’Italia, però, il Piemonte è stato tra le prime regioni ad aver approvato una legge sulla pubblicazione e il riuso dei dati pubblici e a promuovere il concetto open.  In Europa è una delle 65 regioni “strong innovator”, secondo l’indicatore della commissione europea che misura il grado di innovazione dell’ecosistema regionale. “L’unica in Italia ad aver conquistato il traguardo assieme al Friuli Venezia Giulia”, ricorda al convegno Vincenzo Zezza, dirigente settore Sistema Universitario, Diritto allo Studio, Ricerca e Innovazione. Le altre regioni italiane si sono fermate al livello “moderate innovators”, tranne la Sardegna ferma a “modest innovator”.

“Il Piemonte è molto forte in house – sottolinea Zezza – anche se alcuni dati sono significativi come il basso livello di ricerca e di sviluppo nel pubblico, in cui risultano carenti anche gli investimenti da parte di imprese e privati”. “Un paradosso – afferma l’assessora comunale di Torino Paola Pisano – ci troviamo ad avere le competenze e la capacità di innovare ma non le risorse economiche per farlo”. Stringere sulla digitalizzazione, però risulta essere una priorità condivisa, in primis dal governo centrale: il 31 maggio il presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni ha approvato il piano triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione. Il documento programmatico – alla stregua di un manuale d’uso – dovrà gu
idare gli amministratori nella gestione della macchina amministrativa.

All’indomani dell’approvazione del piano, in Piemonte c’è molto lavoro da fare. La stessa assessora Pisano ha definito una strategia di azione per la città di Torino: “Ci muoveremo su tre fronti: formazione in Comune, collaborazione e infine definizione degli obiettivi”. In parallelo, le associazioni territoriali si preparano a fare da intermediarie tra Stato e enti locali, soprattutto le piccole realtà per le quali le difficoltà non sono solo di natura economica e infrastrutturale ma anche culturale.Il piano, come precisa il presidente Anci Piemonte Alberto Avetta “rispetto al quale condividiamo obiettivi e principi deve fare i conti con una realtà complessa e articolata come il Piemonte. Le ambizioni sono legittime ma è difficile immaginare investimenti in paesini di montagna dove è necessario intervenire anche per garantire servizi minimi e magari non si riesce a vedere neanche la partita in tv”.

Densità abitativa per Comune
Densità abitativa per Comune

Poco personale, formazione insufficiente, infrastrutture mediocri o inesistenti: alcune delle criticità esposte dagli amministratori delle piccole realtà che rappresentano una parte consistente del territorio. In Piemonte, infatti dei 1.206 Comuni totali, 1.066 sono sotto i 5.000 abitanti e, secondo i dati Istati, il 24,8% della popolazione nel 2016 aveva più di 65 anni. Un aumento del 3,5% rispetto al 2002.

“Non tutti gli amministratori sono nativi digitali e hanno bisogno di formazione – aggiunge Avetta -. Finora l’abbiamo fatta e continueremo. Detto questo, sulla formazione la Regione dovrebbe investire. Il tema è caldissimo, la capacità di migliorarci passa da lì. Mobilità, telemedicina, istruzione: la tecnologia permette di rinnovare i servizi, e a questo deve servire il piano. Non tanto per informatizzare la PA ma per migliorare servizi che agevolerebbero la vita nell’entroterra piemontese. Il piano lo aspettavamo, oggi bisogna avviare la rivoluzione. Noi e l’Uncem dobbiamo fare il nostro ruolo”.

Simili le perplessità esposte dal vicepresidente Uncem Marco Bussone: “Mi preoccupa che nel documento non sia stato spiegato come si trasferiranno tali nozioni ai 7.500 amministratori dei 553 comuni montani. In queste realtà c’è ancora da fare: bisogna agire su Agenda digitale e Bul per superare lo storico e immortale digital divide; promuovere la formazione e coordinare gli strumenti. I data center in Piemonte sono tra i migliori in Italia per sicurezza dei dati, ora bisogna utilizzarli e non acquistare server che resteranno nella scrivania. Oggi le situazioni sono troppo disomogenee”.

Tra le soluzioni pratiche al vaglio, quella di formare alcune unità a cui potranno rivolgersi in blocco i piccoli Comuni. Come Balme, realtà di 112 abitanti. Solo in 70 effettivamente residenti e non tutti con l’accesso wifi. “Il digital divide da noi è una realtà – racconta l’assessore comunale Giovanni Castagneri – e alla difficoltà di accedere si aggiunge il fatto che c’è un solo dipendente comunale. Poi la società di telefonia mobile non garantisce servizi minimi e l’infrastrutturistica funziona abbastanza ma raggiunge solo parte del territorio. Qui tutto ciò che è accesso è un problema: tv, telefonia, mobilità. Anche il tg regionale si vede solo con il satellite. E ogni novità rischia di essere un’incombenza inutile”.

Situazione simile a Pomaretto, Comune di 1.089 abitanti. “Stiamo portando avanti delle riunioni per la fibra ottica nella Valle, già è un passo per capire dove arriviamo – come spiega il sindaco Danilo Breusa -. Ma con i nostri 4 dipendenti e mezzo non siamo in condizioni di stare al passo”. Con la trasparenza online, invece, vanno forti: “Anni fa abbiamo vinto un premio del Ministero per il nostro sito. Ora con le nuove normative lavoriamo molto in economia, con una segretaria part-time che se ne occupa”.

Le aree rurali e urbane del Piemonte
Le aree rurali e urbane del Piemonte

Il registro cambia quando gli abitanti sono nell’ordine di qualche migliaia. Lì l’informatizzazione l’hanno anticipata sul tempo: “Abbiamo un software specifico, dipendenti formati nei vari settori e l’ufficio Tecnico che fa da referente”, spiega Sergio Zeppegno il vicesindaco di San Raffaele Cimena che di abitanti ne ha 3.310. “Cosa cambia con il piano? Approfondiremo il documento e faremo ogni modifica in forma automatica. Il personale è pronto: all’inizio ha dovuto cambiare i modi, capire l’informatizzazione ma ora ci siamo”.

La formazione è uno degli snodi principali per favorire il processo della trasformazione digitale. È emerso nel convegno Piemonte Digitale, assieme alle altre iniziative da intraprendere per accelerare sulla questione. “Il lavoro da fare è titanico e coinvolge una serie di attori – conferma Lucia Barberi, Responsabile Settore Promozione, Sviluppo e Disciplina dell’Artigianato e Vicario della Direzione Attività produttive -. Prioritariamente, visto il ritardo, si è attivata la ristrutturazione del piano della banda ultra langa per essere in linea con gli standard nazionali. Poi, per far sì che la fibra venga utilizzata anche in zone in cui l’utenza non è numerosa, penseremo a sviluppare i servizi che la utilizzano come Spid, Pago e fascicolo sanitario elettronico. Ma la collaborazione tra gli enti e competenze anche a livello regionale è necessaria”.

Da sx: Marco Gilli, rettore Polito; Vincenzo Zezza, dirigente Regione Piemonte; Anna Masera, public editor de La Stampa; Gianmaria Ajani, rettore Unito
Da sx: Marco Gilli, rettore Polito; Vincenzo Zezza, dirigente Regione Piemonte; Anna Masera, public editor de La Stampa; Gianmaria Ajani, rettore Unito

Fare rete è indispensabile anche per la formazione. In questo il ruolo delle università. “Il Piemonte ha il più basso rapporto tra cittadini e atenei – ricorda al convegno Piemonte Digitale Gianmaria Ajani, rettore dell’Università di Torino -. Si pensi che in tutta la Regione ce ne sono tre, due dei quali solo a Torino. Ciò vuol dire anche assenza accanto al sistema imprese e mancanze di competenze e di centri di ricerca pubblici. Detto questo il compito dell’Università è lavorare molto sull’innovazione e noi lo facciamo in maniera concreta tramite openlabs”. “Il trasferimento tecnologico si deve declinare sulle competenze – precisa Marco Gilli, rettore del Politecnico di Torino -. Se vogliamo rispondere alle sfide poste dal 4.0 abbiamo bisogno di più formazione”.

Un’esigenza che mette tutti d’accordo, oltre il digital divide o la banda larga. “Troppo spesso il tema formazione viene dato per scontato ma con una popolazione come la nostra, con la nostra età e i nostri livelli di istruzione è fondamentale – conclude l’assessore De Santis -. Sia per non rischiare di rimanere fuori e sia per non tagliare fuori parte rilevante della nostra terra nel settore”.

CRISTINA PALAZZO