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Polo del ‘900, inaugurata piattaforma per la libera consultazione dell’archivio storico

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Il 24 gennaio è stata presentata al pubblico la piattaforma informatica “9CentRo”, luogo virtuale nel quale il Polo del ’900 ha reso disponibili al pubblico 85mila documenti, 12mila fotografie e 4mila manifesti, con i quali gli internauti possono ora esplorare una delle più imponenti collezioni pubbliche sulla storia dello scorso secolo. Non più domande cartacee e lunghe attese dunque: la storia comune diventa patrimonio comune grazie all’accessibilità che l’informatica rende possibile.

Ma l’iniziativa, realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo e della Regione Piemonte, non è rivolta solo al nostro passato. “9CentRo” vuol essere anche uno strumento di comprensione del presente, e di supporto nel capire il futuro. Per questo all’inaugurazione della piattaforma è stato dato ampio spazio al ruolo che l’archivio può ricoprire come strumento di studio e di comprensione dei tempi che devono venire. “Filmare, fotografare e creare materiali multimediali è oggi una possibilità di tutti, ma sono necessarie risorse e investimenti per sostenere la collaborazione”, ha spiegato Juan Carlo De Martin, docente di ingegneria dell’informazione al Politecnico di Torino e cofondatore del Centro Nexa su Internet e società: “L’epoca del web da esplorare, quando chi vi partecipava lo faceva per sua passione e libera iniziativa, è finito. Dobbiamo investire per realizzare progetti la cui stessa architettura porti a una maggiore partecipazione”.

Al fianco di De Martin è intervenuto anche Paolo Verri, direttore della fondazione Matera Capitale europea della cultura 2019, che auspica che “9CentRo” possa diventare un sistema di raccolta organico non solo della storia, ma anche delle storie del territorio. “Città piccole come Matera non possono permettersi di conservare in modo efficace la propria memoria, senza investire ingenti fondi di cui non dispone. Una realtà come quella del Polo del ‘900 deve diventare punto di riferimento per una comunità più ampia di quella strettamente cittadina, perché è l’unico modo per preservare una dimensione organica della collezione, e per renderla più interessante e vivibile per tutti i cittadini”.

RAFFAELE ANGIUS