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“Il partito piattaforma”. Come cambiano i partiti nell’era digitale

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Partiti che imitano i social media. Una trasformazione radicale, frutto della “democrazia digitale”. Formazioni politiche come i Cinque Stelle in Italia e Podemos in Spagna ne sarebbero la prova. “Sorprende come partiti di questo tipo siano riusciti ad avere un gran numero di iscritti in così poco tempo”, sostiene Paolo Gerbaudo, sociologo politico e direttore del centro per la Cultura Digitale al King’s College di Londra, autore de “Il partito piattaforma. La trasformazione dell’organizzazione politica nell’era digitale” (disponibile anche in Ebook sul sito della Fondazione Feltrinelli).

Il libro è stato presentato sabato 16 marzo al Polo del 900. Gerbaudo si è confrontato con il sociologo Marco Revelli e il presidente dell’ANPPIA  Bruno Segre. L’autore ha spiegato come il partito piattaforma sia una forma di novità nel panorama politico europeo. Una novità contraddistinta da alcuni elementi, come “la centralizzazione distribuita”. “Questi partiti eliminano la burocrazia, ‘il terzo elemento’ come lo definiva Antonio Gramsci”, ha notato Gerbaudo. Lo sostituiscono capi politici – gli “iper-leader” – che sono in grado di comunicare direttamente con una base fortemente militante. Una comunicazione che si avvale di consultazioni continue, attraverso piattaforme digitali come Rousseau e Reddit. Il “plebiscitarismo 2.0” sarebbe caratterizzato da votazioni che non sono vere e proprie scelte.

Professore, come valuta la votazione sul Caso Diciotti presa attraverso la piattaforma Rousseau?

“La decisione dei Cinquestelle presa sul caso Diciotti è un esempio della democrazia digitale in cui operano i partiti piattaforma. Una generazione di partiti sorta negli ultimi anni. In realtà questo caso mostra dei limiti. Si è trattato di una consultazione che è stata viziata da un quesito posto in maniera ingannevole. Non era un quesito posto sull’autorizzazione a procedere sul Ministro dell’Interno, ma una domanda ideologica: Salvini aveva messo davanti l’interesse dello Stato ad altri interessi? In queste consultazioni la leadership cerca di influenzare e dirigere il volere della base anche attraverso meccanismi di questo tipo. I quesiti spesso servono a orientare il voto da una parte e dall’altra”.

Nuovo corso di Nicola Zingaretti nel PD. Il partito – con alle spalle un’organizzazione di tipo tradizionale – può competere in un contesto che vede “i partiti piattaforma” dominanti?

“Il Partito Democratico ha un problema: non è capace di attrarre i giovani. Ha una base di iscritti fortemente anziana. E viene percepito come una sorta di dinosauro. Non è stato in grado di attuare nuove modalità organizzative. Mi sembra che ora siano interessati a creare una piattaforma decisionale su cui gli iscritti possano decidere riguardo ad alcune cose. Una scelta che segue quella fatta dagli alleati europei. In Spagna, il PSOE ha svolto una consultazione online per eleggere Pedro Sanchez come nuovo segretario. Lo stesso hanno fatto i Labour in Gran Bretagna, con la rielezione a segretario di Jeremy Corbin avvenuta online.

Il successo di queste operazioni dipende perlopiù dalla volontà politica che da quella tecnologia. C’è davvero la volontà di aprire alla base, permettendole non solo di fare primarie online, e consultarla anche su una serie di questioni politiche e sociali?

Elezioni europee. Saranno uno momento spartiaque per i partiti piattaforma?

“Si, sarà senz’altro un appuntamento elettorale importante per loro. I social media avranno un ruolo cruciale. Saranno i media di riferimento, come di fatto lo sono già nel dibattito pubblico e nella loro capacità di generare consenso. La campagna elettorale verrà combattuta molto sulle piattaforme sociali.

Inoltre, prenderà forza la domanda di nuove modalità organizzative. Podemos e Movimento Cinquestelle stanno già pensando di organizzare delle consultazioni per definire le loro politiche da portare al Parlamento Europeo. A livello istituzionale credo che ci saranno nuove modalità di consultazione differenti per i cittadini. Un tentativo per sopperire al deficit democratico, tra i problemi principali della politica contemporanea”.

 

 

RICCARDO PIERONI