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Ospedale alla Pellerina, ma la Thyssenkrupp?

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“Se non siamo noi a difendere casa nostra chi lo fa?”. Non si ferma l’azione di Resistenza Verde Torino nella difesa del parco della Pellerina, al cui posto propone l’area ex Thyssenkrupp. Questa mattina è stata presentata al Consiglio comunale una delibera di iniziativa popolare sulla questione Pellerina firmata da 1.600 cittadini. I comitati attendono ora di essere convocati da una commissione creata ad hoc che comprenderà pareri tecnico-contabili, dopo la bocciatura del referendum da parte della commissione competente: un solo membro ha votato a favore. La motivazione è un appunto sul bilancio, ma i comitati lamentano un regolamento che risulta non essere super partes e si stanno attivando per trovare fondi esterni che permettano un ricorso al Tar, una possibilità che comunque risulta avere poche probabilità di successo.

Nella delibera viene messa per iscritto la volontà di modifica della zona che andrà a ospitare il nuovo polo ospedaliero nord-ovest: non più la Pellerina ma la Thyssenkrupp, un’alternativa che già in passato era stata portata avanti, però mai in forma ufficiale. Il terreno è abbandonato da ormai 16 anni ed è per gran parte di proprietà pubblica, anche se la Città non ha mai rivendicato la proprietà. Si sviluppa su due capannoni paralleli: uno su via Pianezza di antica proprietà di Ipab Bonafous, che fa parte però della Cassa depositi e prestiti, l’altro è il complesso dell’acciaieria Arvedi su corso Regina, che sembra l’unico utilizzabile. Sulla dimensione del terreno non si ha certezza neanche dai dati comunali, che fanno un’approssimazione di 134mila metri quadrati. Comprese le difficoltà derivanti dalle caratteristiche dell’area, dati i vincoli della zona urbana di trasformazione (zut), i comitati credono che “se ci fosse la volontà i problemi sarebbero risolvibili”: la zona è considerata l’alternativa più logica possibile, dato che l’area scelta non può essere molto distante dai presidi sanitari da rimuovere, quindi Maria Vittoria e Amedeo di Savoia.

“Quel terreno continua a inquinare ed è cancerogeno”: Mariangela Rosolen di Attac Torino affronta il problema della bonifica dell’area. “Isolare l’inquinamento non equivale a bonificare, anche perché al primo incidente tutto tornerebbe come prima”. Rosolen crede invece che sia necessario abbinare salute e ambiente, un aspetto che fa parte integrante della proposta di delibera: la prevenzione passa dalla bonifica. Sottolinea però che spetta agli uffici comunali capire come intervenire. L’ex deputata ricorda il contributo di Giuseppe Costa, professore di Igiene all’Università di Torino, che nel 2017 ha dimostrato in un rapporto che le aspettative di vita di un torinese che abita in collina sono superiori di quattro anni rispetto a un torinese che abita alle Vallette, quartiere che confina con la Pellerina. La bonifica riguarda il cromo esavalente, uno degli inquinanti ambientali più pericolosi esistenti. L’appalto è di 18 milioni e 400mila euro, un contributo che spetterebbe alla regione, alla collettività, pagare, non a chi ha inquinato, ma che comunque sarebbero copribili. Rosolen sottolinea invece l’importanza del principio “chi inquina paga” in questa situazione, anche considerando che Thyssenkrupp detiene ancora il 15 percento del capitale azionario dell’acciaieria Ast-Arvedi.

“È come se a New York facessero un ospedale a Central Park”: Roberta Contratto del comitato “Salviamo la Pellerina” è tornata stamattina sui principali motivi delle problematiche legate alla scelta della zona giostre del parco Carrara per il nuovo polo ospedaliero. L’area viene comunemente chiamata “ghiaione”, ma è una parte del parco a tutti gli effetti e rappresenta un importante simbolo per le famiglie torinesi dagli anni Settanta, quando le attività si sono spostate da piazza Vittorio alla Pellerina in una zona dedicata ai giostrai che conta circa cento alberi. Ci sono poi problemi idrogeologici che caratterizzano l’area, sita nei pressi del fiume Dora dove un tempo passava il canale della Pellerina: “Spesso i fiumi si riprendono il loro percorso”, sottolinea Contratto, che ricorda i danni nella zona dopo l’alluvione del 2000. La firmataria critica anche la soluzione proposta, la costruzione a monte di una vasca di laminazione, che causerebbe un notevole danno ambientale da Caselette a San Gillio. Contratto ha poi ricordato che l’area dedicata agli spettacoli viaggianti potrebbe non bastare perché oltre all’ospedale bisogna considerare i servizi affini, ad esempio i parcheggi. C’è poi la questione dei tralicci dell’alta tensione, che arrivano fino all’Iren e per cui è stato ipotizzato uno spostamento dell’elettrodotto, ma i comitati hanno dubbi sul dove e sul come.

“Il rischio è di ritrovarsi con un parco ridotto di dimensione e con ancora dall’altra parte della strada il fantasma Thyssen“, dice Contratto. Le problematiche si estenderebbero anche alla viabilità, dato che ci troviamo in uno degli incroci stradali più importanti di Torino: le camionette dei Vigili del Fuoco accanto alla Thyssen creano spesso intasamenti e gli incidenti stradali sono molto frequenti in in caso di pioggia, quando la strada si allaga velocemente dato il problema idrogeologico. La mobilità è già stata ridotta dalla recente aggiunta della pista ciclabile nel controviale di corso Lecce, che spesso crea imbuti: aggiungendo a queste problematiche le autoambulanze diventerebbe ancor più difficile gestire il traffico. Una delle domande più frequenti, però, riguarda l’inserimento della Pellerina nella lista delle location: una scelta ritenuta incomprensibile dai comitati. “Tra l’altro la Regione non ha ancora approvato la valutazione ambientale strategica sul piano regolatore, come si può pensare di realizzare l’opera lì?”.

I proponenti la delibera popolare