Liste d’attesa, i medici contestano i dati regionali

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I dati sulle liste d’attesa negli ospedali, presentati ieri dalla Regione Piemonte, hanno fatto storcere il naso a non poche figure all’interno del mondo della sanità. Secondo il report un paziente mediamente per un visita deve aspettare 37 giorni. Un dato ancora più basso rispetto al 2018, quando l’attesa media era invece di 38 giorni. Tuttavia, secondo molti medici questi dati non corrispondono alla realtà e diversi fattori non sarebbero stati presi in considerazione. Tra i più critici, c’è Chiara Rivetti, segretaria regionale di Anaao Assomed (sindacato di medici e dirigenti sanitari).

La sanità italiana è in difficoltà, ma la Regione Piemonte ha presentato dei dati secondo cui le liste d’attesa per gli interventi non urgenti sarebbero diminuiti. Cosa ne pensa?

“Abbiamo una percezione diversa rispetto a quanto scritto nel report della Regione. Nei mesi scorsi abbiamo registrato l’impossibilità nel prenotare soprattutto alcune visite ed esami strumentali. Questo ha dirottato molti pazienti sulla sanità privata. E questo è un dato che non viene fotografato. L’attività privata è quasi raddoppiata. Il secondo punto è che non si capisce bene come abbiano potuto aumentare l’offerta considerato che non sono stati assunti nuovi medici. Soprattutto considerando che dal 31 dicembre ai medici delle aziende sanitarie non è stato più proposto il pagamento di ore extra da dedicare per l’abbattimento delle liste d’attesa.

Prima, ai medici venivano proposte ore in più, fuori dall’orario di lavoro. Da dicembre non avviene più. Diventa così difficile, a parità di personale, incrementare la produzione. Ci sono certi esami che soffrono di attese eterne. Per esempio, le visite dermatologiche, le visite oculistiche, gli esami endoscopici. E così via”.

Quindi le liste sarebbero diminuite poiché tante persone di fronte ad attese mostruose, per disperazione, si sarebbero rivolte al privato. È corretto?

“Questo è un motivo. In termine tecnico questo fenomeno si chiama “out of pocket”, cioè pagare di “tasca propria” le visite. Poi altri hanno deciso di farsi un’assicurazione privata. Una terza componente sono tutti coloro che non hanno le disponibilità economiche e rinunciano alle visite perché le attese sono eccessive e quindi proprio non fanno gli esami. Tutti questi pazienti non sono stati fotografati dal report della Regione”.

Secondo alcuni medici i dati del 2018 non sarebbero attendibili, poiché prima della pandemia il monitoraggio delle lista d’attesa non era una priorità…

“Sono d’accordo. Noi avevamo anche già detto da tempo che i dati non erano trasparenti ma anzi un po’ foschi. Non abbiamo una chiara fotografia sul 2018”.

Riguardo questo tema anche i i consiglieri regionali del Pd Domenico Rossi (che è anche segretario regionale del Pd) e Daniele Valle (vicepresidente del Consiglio regionale) hanno espresso le proprie perplessità. Ne parliamo qui.