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Da Bristol a Torino per l’hula hoop: la storia dell’artista Peter Welters

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L’hula hoop sembra facilissimo. Poi si prova e si scopre che non lo è per niente. Il cerchio di plastica da far girare intorno al bacino, infatti, in pochi secondi è inesorabilmente a terra. Per questo Peter Welters, che dell’hula hoop ha deciso di farne un mestiere, si allena oggi almeno sei ore alla settimana. Originario di Bristol, a settembre 2016 si è trasferito a Torino per frequentare la scuola di circo Flic, con la quale ogni mese porta in scena uno spettacolo nuovo con un’acrobazia più difficile. Da martedì 20 a domenica 25 marzo è di nuovo sul palco di Le Musichall per il Gran Varietà ideato da Arturo Brachetti.

Qual è l’allenamento di un artista di hula hoop?

Prima di iniziare con il circo non avevo mai fatto nulla di simile. La danza mi affascinava ma non mi ero iscritto a dei corsi. Vorrei aver iniziato da bambino: ora sto correndo parecchio per recuperare il tempo perso! All’inizio mi esercitavo anche tre ore al giorno, ora invece scelgo un nuovo trick e per mezz’ora resto su quello provandolo e riprovandolo, oppure ne combino diversi fra loro. Adesso per esempio vorrei riuscire a fare hula hoop stando in verticale.

Com’è nata questa passione?

Avevo 19 anni ed ero a un festival con mia sorella più grande. È stata lei a regalarmi per gioco il primo hula hoop e quasi subito ho capito che avevo trovato la mia strada. Ai tempi frequentavo il liceo scientifico perché mi era sembrata una scelta “normale”, simile a quella di tanti amici. Dopo due anni, però, avevo già capito che non faceva per me. Quando ho scoperto il circo mi sono ritirato e ho iniziato una scuola circense di Bristol.

Nel 2016 la scelta di trasferirsi in Italia. Com’è stato l’impatto con Torino?

Avevo scelto di venire qui perché la scuola di circo Flic è molto famosa nell’ambiente artistico, ma all’inizio la città non mi è piaciuta molto. Bristol è molto più piccola e circondata dalla campagna e in confronto Torino era troppo grande, troppo costruita. Sentivo la mancanza della natura. Adesso, però, ho trovato il suo “cuore” e ci sto bene. Certo, ogni tanto mi manca una cena inglese a base di fish and chips!

Come hanno preso in famiglia la scelta di dedicarsi al circo?

Sono contenti e mi appoggiano, perché finalmente mi vedono appassionato: fino ai 19 anni non ho combinato molto, lo ammetto! Ora che sono al terzo anno della scuola di Torino sto pensando al dopo: qui i corsi qui sono molto tecnici e come passo successivo mi piacerebbe lavorare di più sulla creatività per riuscire a ideare uno spettacolo dall’inizio alla fine. Vorrei andare in Francia, a Tolosa, dove c’è la scuola Le Lido. I miei genitori, però, stavolta non sono molto d’accordo, preferirebbero che iniziassi a lavorare a tempo pieno (ride)!

Quanto ti descrivi come un artista di hula hoop ti capita mai di essere preso poco sul serio?

Sì, a volte la gente mi chiede come faccio a guadagnare e in effetti è dura per un artista. Però il giudizio degli altri non mi interessa. Le persone sanno essere poco rispettose delle scelte altrui ma non importa: alla fine la vita è la mia.

Qual è il tuo record?

Direi sei, sette ore. Ero a un festival in Inghilterra e sono andato avanti per tutto il giorno, con solo una breve pausa per bere dell’acqua. A un certo punto ha iniziato a piovere e io ho continuato lo stesso, non volevo smettere.

CORINNA MORI