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Inchiesta Echidna, cosa sappiamo finora

L’inchiesta che ha scosso il Pd piemontese e nazionale fino a far avanzare l’idea di una candidatura antimafia alle prossime elezioni regionali nasce dal ruolo avuto, nel tempo, da Salvatore Gallo. Ex manager e figura di rilievo della politica locale — prima del Psi e poi del Pd —, Gallo ha ormai 85 anni ma non ha perso influenza. Secondo quanto emerge dalle inchieste, un’influenza che si è spinta troppo in là. L’anziano leader ha deciso di sospendersi dai Dem, dopo che suo figlio Raffaele Gallo, la scorsa settimana, aveva abbandonato la corsa per le regionali per tutelare, ha sostenuto, la propria famiglia.

Dopo il no all’arresto, la Procura insiste per i domiciliari per Salvatore Gallo. L’indagato, difeso dall’avvocato Alberto Mittone e coinvolto nell’inchiesta Echidna, in un primo momento aveva subito solamente una perquisizione. Ma già la scorsa settimana il pm Valerio Longi aveva fatto appello contro la decisione del gip Luca Fidelio di rigettare la misura.

Gallo, ex presidente di Sitalfa in pensione dal 2015, secondo gli inquirenti sarebbe ancora al vertice dell’azienda autostradale della A32. A eseguire gli ordini di Gallo, Salvatore Sergi, direttore di Sitaf (Società italiana per il traforo autostradale del Frejus), e Roberto Fantini, entrambi indagati. Attraverso i due, infatti, Gallo avrebbe orchestrato appalti e assunzioni. Gallo, in base alle prime ricostruzioni, sarebbe coinvolto come dirigente di Sitaf, e non per episodi legati alla ‘ndrangheta. “Sasà” Gallo è indagato per corruzione elettorale in merito alle elezioni del 2021, peculato ed estorsione. I fatti contestati all’85enne sono vari: dall’uso indebito di alcuni rimborsi a cui aveva diritto, all’aver regalato a medici e professionisti delle tessere per viaggiare gratis sulla autostrada A32, alla minaccia di licenziamento verso un dipendente di Sitalfa nel caso in cui non avesse seguito le indicazioni di voto, alla richiesta di 50 voti in cambio dell’accelerazione di una visita ortopedica. In più, nel 2021, “Sasà” Gallo avrebbe contattato i manager di Gtt e Iren per ottenere vari favori, come il ripristino della fermata del 4 in via Sacchi. Attualmente, il gip ha disposto il sequestro preventivo per il presunto riciclaggio di proventi che deriverebbero dal traffico di rifiuti.

Le indagini hanno portato a galla il coinvolgimento della ‘ndrangheta nell’assegnazione degli appalti per la manutenzione di strade e autostrade nel Torinese. L’inchiesta Echidna dei carabinieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) e della Dda (Direzione distrettuale antimafia) in merito alle inflitrazioni mafiose negli appalti dell’A32 ha portato lo scorso giovedì a nove ordini di custodie cautelari. Gli indagati, sospettati di essere legati alle ‘ndrine ‘Nitra e Pelle di San Luca, dovranno rispondere a vario titolo delle accuse di associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione, detenzione illegale di armi, ricettazione e riciclaggio di proventi derivanti da un traffico di rifiuti.

Domiciliari per Fantini, ex manager dell’Osservatorio sulla legalità degli appalti

Roberto Fantini, attualmente ai domiciliari, è stato arrestato lo scorso 4 aprile con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. E ieri ha rassegnato ufficialmente le sue dimissioni dall’incarico di manager dell’Osservatorio. In base alle prime ricostruzioni, l’uomo di 58 anni avrebbe favorito alcune infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’ambito di vari appalti pubblici legati ai lavori sia dell’autostrada A4 Torino-Milano, sia all’A32 Torino-Bardonecchia. Avrebbe quindi garantito incarichi e risorse economiche a un’azienda riconducibile alla ‘Ndrangheta e, in particolare, alle ‘ndrine Nirta e Pelle di San Luca.

L’ex amministratore delegato di Sitalfa e manager dell’Osservatorio sulla legalità degli appalti è stato interrogato ieri dal gip Eleonora Carla Saccone. Ma l’uomo ha negato il suo coinvolgimento. “Le accuse non sono soltanto infondate, ma sono anche molto deboli e risalenti nel tempo. Noi siamo fiduciosi, e il signor Fantini è sereno, perché sa di non aver fatto nulla di quanto gli viene contestato” ha dichiarato l’avvocato Roberto Capra.

Luca Michael “Bazooka” Pasqua arrestato a Caselle

Coinvolto nell’inchiesta Echidna anche Luca Michael Pasqua. Lo scorso 9 aprile, il pugile, noto con il nome di “Luca Bazooka”, stava tornando da Miami dopo un evento sportivo, quando è stato fermato dai Ros e dai militari della compagnia di Venaria all’aeroporto di Caselle. Il 40enne, che attualmente si trova nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino, era tra i soggetti destinatari delle misure cautelari emesse dal tribunale di Torino in merito all’inchiesta Echidna. Nei giorni scorsi, infatti, erano emerse dalle indagini alcune intercettazioni che lo coinvolgevano nel giro insieme a Giuseppe e Domenico Pasqua — zio e cugino di Michael —, già arrestati nei giorni scorsi. La famiglia Pasqua infatti è ritenuta la reggente della ‘ndrangheta di Brandizzo.

L’inchiesta Echidna lancia la bufera sul Pd, che rimane senza capolista

Il Partito democratico resta, intanto, nella bufera: senza capolista dopo la decisione di Raffaele Gallo, deve fare i conti con il coinvolgimento di un altro suo componente di spicco nell’inchiesta. Si tratta di Salvatore Sergi, direttore delle risorse umane di Sitaf e membro della direzione regionale del Pd. Dalle indagini emerge che Sergi avrebbe fatto pressioni su un dipendente per convincerlo a fare campagna elettorale per Sonia Gagliano, candidata indicata da Gallo. Il dipendente sarebbe stato minacciato di licenziamento o di ripercussioni gravi sulla carriera lavorativa nel caso in cui avesse rifiutato. Rossi, in merito alla posizione di Sergi e di Salvatore Gallo, ha chiesto alla commissione di garanzia di valutare la compatibilità dei comportamenti dei due con la partecipazione alla comunità politica. Per l’anziano ras, l’auto-sospensione è arrivata rapidamente.