Giornata del rene: l’importanza della prevenzione

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La salute dei reni per tutti ed ovunque è lo slogan scelto per il 2019 per testimoniare la necessità di un approccio universale ad un tema che nel mondo riguarda 850 milioni di persone. Oggi, giovedì 14 marzo, si celebra la Giornata Mondiale del Rene, promossa dalla Società Italiana di Nefrologia e dalla Fondazione Italiana del Rene per sensibilizzare i cittadini su diversi aspetti delle malattie renali. In numerose ASL del Piemonte sono in programma eventi o “porte aperte” per chi desidera incontrare gli esperti.

Sul tema abbiamo intervistato Luigi Biancone, direttore del servizio di Nefrologia, Dialisi e Trapianto Universitaria delle Molinette.

Dottor Biancone, quanto è importante sensibilizzare la popolazione su questi temi?
L’importanza è data dal fatto che sensibilizzando si può fare molta prevenzione: in Italia le persone che hanno qualche problema renale, in vario grado, sono l’8%, e la maggior parte non sa di averlo perché può essere silente. Con la prevenzione e con l’adozione di misure semplici si può evitare che queste situazioni peggiorino.

Ci sono segnali d’allarme che è possibile cogliere?
Possono essere anche molto diversi: dipende dalle patologie. Molto possono dire anche gli esami che si fanno periodicamente: sarebbe utile fare un controllo della creatinina, della pressione arteriosa e l’esame delle urine. Ci sono poi patologie che si manifestano in modo più eclatante: ad esempio si può notare che si gonfiano le caviglie, oppure improvvisamente le urine si colorano di rosso. In questi casi conviene andare subito al medico che valuterà l’invio al nefrologo.

Chi è più colpito?
Il sesso maschile, e i pazienti con patologie cardiovascolari e diabetici.

La Città della Salute è un centro d’eccellenza per i trapianti: quali sono i dati riguardo al trapianto di rene?
Proprio in questi giorni raggiungiamo i 3.500 trapianti dal 1981, quando ha preso inizio questa attività alle Molinette: è il record italiano. Non è però solo una questione di numero: molti sono interventi difficili, che vengono eseguiti in pazienti ad alta complessità. Questo si può fare avendo alle spalle un ospedale come le Molinette, con tante specializzazioni molto avanzate e un lavoro grande di équipe che coinvolge chirurghi, nefrologi e tantissime altre professionalità. Penso anche che questa intensa attività abbia fatto da volano per la diffusione della cultura nefrologica nei nosocomi piemontesi e nei cittadini.

Ci sono ulteriori prospettive di miglioramento?
Ci sono molti aspetti in cui speriamo che il futuro porti novità: numerose malattie renali sono difficilmente curabili e tendono a cronicizzare, e, nel tempo, a portare alla perdita della funzione renale e quindi alla dialisi o al trapianto. I progressi incisivi che auspichiamo per i prossimi anni potrebbero voler dire ridurre progressivamente nel tempo il numero delle persone che hanno necessità di essere sottoposte a dialisi o trapianto. Già oggi l’età media di ingresso in dialisi si sta spostando in modo significativo, ed è arrivata a oltre 70 anni grazie alla prevenzione e alle terapie sempre più specialistiche.

Come si è evoluta la dialisi?
La qualità è nettamente migliorata con la tecnologia: pur rimanendo un problema critico, ha maggiore efficienza rispetto al passato ed è meglio tollerato. C’è la possibilità di effettuare la dialisi anche in ambienti meno ospedalizzati e possibilmente al domicilio, cosa che consente un migliore mantenimento della qualità della vita, nonostante sia sicuramente limitata.

Come si può fare prevenzione?
Il bere acqua è stato centrale in campagne della Società Italiana di Nefrologia ma anche, ad esempio, negli Stati Uniti, dove è stato uno dei temi di salute promossi da Michelle Obama. Lo stile di vita è molto importante, insieme all’attività fisica, alla lotta all’obesità e al mantenimento di un’alimentazione corretta e con un contenuto apporto di sale. Sono centrali i controlli: ci sono ancora troppe persone con ipertensione mal controllata o che addirittura non sanno di essere ipertesi; quando questi casi vengono trattati, spesso si sono già manifestati i danni renali.

ADRIANA RICCOMAGNO