Gioco d’azzardo e slot machine, il centrodestra frena sull’emendamento

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Il centrodestra tira il freno e ritira l’emendamento sulle slot machine, presentato nella notte tra il 16 e il 17 giugno, che avrebbe modificato l’assetto dell’attuale legge regionale sul gioco d’azzardo, valida dal 19 maggio 2016. Dure sono state in questi giorni le reazioni delle opposizioni, che hanno costretto il presidente Alberto Cirio ad un lungo confronto di mediazione, e al passo indietro di oggi. Nessuna modifica apportata dalla legge Omnibus sulla retroattività per quanto riguarda l’obbligo  di distanziamento delle slot dai luoghi sensibili (scuole, chiese, ospedali). Sarebbe stato valido per tutti gli esercizi che all’epoca ospitavano macchinette. Invece, per il momento, tutto rimane com’è.

Lo stop sarebbe infatti temporaneo dato che la modifica della legge controllo il gioco d’azzardo fa parte del programma elettorale del centrodestra. “Ripartislot”, questo il nome dell’emendamento, era stato firmato dal vicepresidente della Giunta regionale Fabio Carosso, dall’assessore al commercio Vittoria Poggio, dall’assessore alla sicurezza Fabrizio Ricca, e dell’assessore alle attività produttive Antonio Tronzano. La Giunta Chiamparino aveva fissato paletti molto rigidi nei confronti dei locali che non rispettavano il distanziamento di 300 metri dai luoghi sensibili nei comuni con popolazione fino a 5mila abitanti e di 500 metri per i comuni più grandi. Paletti che rischiavano di vacillare.  Non solo critica da parte dell’opposizione (Pd, Liberi Uguali Verdi, 5 Stelle), ma lo stesso Fratelli d’Italia non aveva appoggiato l’emendamento con le parole dell’assessore Marrone che, pur condividendo la necessità di cambiare la norma, aveva espresso perplessità sull’atto degli alleati leghisti.

A schierarsi contro sono stati anche Libera e Gruppo Abele in una nota: “In un momento di crisi come questo, il rischio che i piemontesi cerchino nel gioco una falsa speranza per risolvere problematiche economiche è altissimo e pensare di aumentare l’offerta sgretola un argine solido della legge 9/2016 che, non dimentichiamo, ha avuto il merito di contrastare”. L’associazione dice di voler tutelare tutti i lavoratori, ma non a discapito dei rischi sociali.  

Economiche erano infatti le motivazioni espresse dalla replica della Destra. “Vedo che le strumentalizzazioni delle opposizioni sono tante – dichiara Tronzano – Ricordo che i dati dei monopoli dimostrano con chiarezza che il gioco si è solo spostato su altre tipologie e quindi in Piemonte non è diminuito. Ricordo che con l’eliminazione del gioco legale è aumentata l’illegalità, come si vede dai crescenti interventi delle forze dell’ordine. Ricordo che anche i sindacati sono preoccupati per i lavoratori del settore. Oggi, il problema dei piemontesi è il lavoro e noi vogliamo salvare i posti di lavoro”. Combattere l’illegalità e difendere i posti di lavoro sarebbero i motivi che avevano spinto Lega e Fratelli D’Italia alla decisione.

“La norma originaria era proprio contro la retroattività, – è stata la risposta del consigliere Pd Daniele Valle – era organizzata in due step, dopo un anno e mezzo eliminava le macchinette da bar e tabacchi, dopo tre anni dalle sale slot, l’idea era di dare a tutti il tempo di adeguarsi alle nuove norme. Il tempo per sanare, per regolarizzarsi se si lavorava nell’ambito. Vero è che sul tema dell’illegalità le opinioni sono molto controverse, ma la cosa emersa dai dati […] a seguito dell’attuazione di questa norma, è la non intensificazione del fenomeno legato alle macchinette. A salire è stato il gioco on line, al pari di tutte le altre regioni. Un primo passo l’abbiamo fatto, ce ne sono ancora molti che non vogliamo arginare a causa di un emendamento presentato di notte con modalità assurde, legato alla legge Omnibus, comprensiva già di diverse normative controverse”.

Un rapporto presentato l’8 ottobre 2019 descrive le attività sul piano regionale di prevenzione e contrasto al Gioco d’azzardo patologico (Gap) e le tendenze del fenomeno dopo l’attuazione della norma del 2016. Dai dati pubblicati dall’Agenzia dei Monopoli, emerge che dal 2013 al 2016 il volume nel gioco distribuito su rete fisica (slot machine, ma anche l’acquisto di gratta e vinci o le puntante sul lotto ) – era cresciuto di circa il 4,5%, con il passaggio da 4,9 miliardi di euro all’anno a più di 5,12 miliardi. Dopo il 2016 si è avuta una forte diminuzione dei volumi di gioco fisico in Piemonte a fronte di un incremento nelle altre regioni italiane. Rispetto al dato del 2016, la diminuzione registrata in Piemonte nel 2018 è di 497 milioni di Euro (-9,7%), mentre la crescita nel resto della nazione è di 1090 milioni di Euro (+1,6%). Complessivamente, nei due anni, si calcola una riduzione di almeno 769 milioni di euro. Escludendo gli apparecchi, tutti gli altri giochi fisici in Piemonte sono cresciuti nel 2018 di 237 milioni di Euro, pari a +16.7%. In Piemonte il consumo di altri tipi di gioco è cresciuto di più che nelle altre regioni italiane, come ricordato anche da Tronzano. Secondo le cifre del rapporto, la diminuzione del gioco legato agli apparecchi nello stesso periodo è stata pari a 734 milioni di euro, circa tre volte più grande della crescita degli altri giochi fisici. Questo non a discapito dell’effetto della legge sul gioco delle slot-machine.

Si sottolinea, infine, come l’incentivo a spostarsi sull’illegalità, a fronte di un’offerta di gioco legale ancora presente, appaia al momento piuttosto debole. I dati dell’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro del Piemonte mostrano l’andamento delle assunzioni e delle cessazioni nei settori di riferimento: i numeri riguardanti le tabaccherie risultano positivi, si registra un saldo negativo delle sale da gioco, ma in linea con il resto del mercato del lavoro.

Non si tratta solamente di un problema politico ed economico, ma soprattutto sociale. Nel 2016, anno di attuazione della norma contro il gioco d’azzardo, erano 800mila i malati patologici registrati in Italia, e altri 700mila considerati a rischio. Le regioni hanno cercato di arginare questo fenomeno territorialmente, ma la legge del Piemonte è stata la prima a provocare delle conseguenze molto forti con il sigillo di 29mila macchinette in tutta la regione e sanzioni da 2 a 6mila euro. Solo in Piemonte, nel 2018 l’1,57% dei residenti di età compresa tra 18 e 84 anni, ovvero circa 50.000 persone, aveva un profilo di gioco problematico. 

Il dibattito, in realtà, non ha mai smesso di interessare politici, istituzioni ed associazioni che nelle cifre hanno cercato risposte o conferme all’allentamento o all’inasprimento del fenomeno. Come raccontato in un articolo di Futura News, i dati Istat presentati lo scorso anno durante un convegno organizzato al Sermig dalla Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II, mostravano un boom del fenomeno del gioco d’azzardo con un giro d’affari dal 1993 al 2017 passato da 8,79 miliardi di euro a ben 101,8 miliardi. E nel 2018 si è registrata una vera e propria esplosione del fenomeno: secondo le proiezioni si sono toccati i 197 miliardi e 300 milioni. Il prefetto di Torino parlava di una crescita soprattutto tra i giovani e per il gioco online. Tra gli adulti le fasce della società più colpite sono quelle operaie, chi ha perso lavoro, o vive in gravi condizioni economiche ed abitative. In aumento anche le strutture adibite al gioco d’azzardo: in pochi anni sono 1350 i soggetti che vi lavorano solo nel comune di Torino.

Nello stesso periodo dello scorso anno veniva presentato un rapporto dell’Eurispes, istituto di ricerca degli italiani, in cui emergeva che la limitazione del gioco pubblico avesse favorito l’illegalità. Come documentato da Futura News, i dati del rapporto evidenziavano come l’utilizzo del distanziometro non allontani dal luogo di gioco i giocatori patologici. Secondo la ricerca, l’11% dei giocatori problematici preferisce giocare in luoghi lontani da casa, per evitare di essere riconosciuto.  Il distanziometro non mitigherebbe, quindi, la pulsione dei giocatori patologici ma può avere invece effetto di dissuasione sui giocatori cosiddetti sociali, che sono soltanto il 2,5%. Sulla tematica, quindi, la discussione è più che mai aperta, in Piemonte di sicuro.

VALERIA TUBEROSI