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Corso contro gli sprechi alimentari in corsia: si buttano 2000 chili di pane all’anno

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Da una tesi di laurea triennale nel 2014 a un corso contro gli sprechi alimentari, con sette edizioni, per il personale di due dei più importanti ospedali torinesi: il progetto delle torinesi Debora Pilati e Serena Zerbinati ha avuto uno sviluppo fuori dal comune.

“L’iniziativa è nata all’interno di un progetto di ricerca che svolgo al Politecnico di Torino sulla sanità sostenibile, anche in collaborazione con il Nordic Centre for Sustainable Healthcare, che ha sede a Malmö, in Svezia: i Paesi del Nord Europa sono un po’ più avanti da questo punto di vista”, spiega Silvia Barbero, docente del Dipartimento di Architettura e Design che è stata relatrice delle tesi di laurea triennale e specialistica delle due allora studentesse. “L’ospedale Maria Vittoria si è reso disponibile a collaborare e si è dimostrato sin da subito molto sensibile e attivo: in una prima fase le ragazze sono andate a fare una serie di rilievi sul campo per verificare quanto si sprecasse”, aggiunge.

Da quella che è stata definita “osservazione esperta” sono emersi dati significativi: ad esempio nel 2017 le studentesse hanno registrato uno spreco di circa 6 kg di pane al giorno, per un totale di 2.100 kg all’anno. Proprio a partire dal pane, alimento su cui l’intervento sarebbe stato relativamente semplice, ha preso il via il progetto pilota di “ecoalfabetizzazione” volto agli sprechi nella ristorazione collettiva ospedaliera. 

Questa seconda fase del progetto, che le ragazze hanno presentato come tesi di laurea specialistica in Ecodesign, discussa a marzo del 2017, ha trovato una realizzazione concreta in un corso di formazione in sette edizioni per gli operatori sanitari, recentemente concluso, che ha ha visto la partecipazione di cento discenti provenienti da sedici reparti non solo del Maria Vittoria ma anche dell’ospedale Amedeo di Savoia.

Uno scatto dal corso

“Aver avuto la possibilità di vedere concretizzarsi una delle proposte progettuali della tesi è stata una grande soddisfazione”, commenta Debora Pilati, di 26 anni, che da gennaio di quest’anno lavora alla Hydroaid – Scuola Internazionale dell’Acqua per lo Sviluppo.

“Siamo riuscite a coinvolgere il personale e a raggiungere il nostro obiettivo, che era quello della promozione cultura antispreco: abbiamo disseminato consapevolezza delle azioni quotidiane e del loro impatto da questo punto di vista”, aggiunge Serena Zerbinati, anche lei 26 anni, che attualmente si occupa di progettazione europea al Polo di Innovazione dedicato alla Meccatronica e ai Sistemi Avanzati di Produzione (Mesap) della Regione Piemonte.

Il progetto, che si è concretizzato con il supporto dell’associazione culturale non profit PLUG, ha avuto e ha tuttora conseguenze positive sulla gestione dell’ospedale: “È andato molto bene, soprattutto dal punto di vista culturale ed etico: ha portato un valore aggiunto dal punto di vista dell’attenzione alla persona. Il cibo distribuito nei reparti va tarato sul bisogno della persona ricoverata, non distribuito in modo indiscriminato: penso ad esempio al caso di pazienti che in quel momento non lo gradiscono oppure non riescono a mangiare un pasto completo. Il progetto è stato anche uno spunto per migliorare nella riduzione degli sprechi: con il nuovo appalto della ristorazione nella nostra ASL siamo passati alle vaschette monoporzione, che consentono una riduzione degli sprechi perché se il paziente non ha magari voglia di mangiarle, semplicemente non vengono aperte”, dichiara Giovanna Daniele, responsabile del servizio Professioni Sanitarie dell’ospedale Maria Vittoria.

ADRIANA RICCOMAGNO