Focolai di aviaria nell’astigiano

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Sta rientrando l’emergenza uova nei supermercati di Torino. Nei giorni scorsi gli scaffali della grande e piccola distribuzione erano rimasti vuoti per colpa del blocco dei rifornimenti, causato dalla scoperta di focolai di aviaria in due allevamenti nell’astigiano.

La situazione è diventata evidente nei negozi solo lunedì, ma già la scorsa settimana erano scattate le misure di sequestro preventivo e blocco delle consegne del prodotto, dopo che i controlli di routine eseguiti dall’Istituto zooprofilattico nei capannoni dell’azienda “Varesio Renato” a Montechiaro d’Asti e Montiglio hanno riscontrato un tasso di mortalità anomalo. Un lieve aumento dei decessi che, come imposto dalla procedura, ha fatto immediatamente scattare l’allarme. Venerdì scorso sono state eseguite le campionature di controllo, che lunedì hanno dato esito positivo, confermato dal Centro analisi di referenza nazionale di Padova: galline e polli avevano contratto una variante del virus “ad alta patogenicità” H5N8, in condizioni normali sostanzialmente innocuo per l’uomo, ma micidiale per gli animali.

Il virus dell’aviaria H5N8 isolato in laboratorio
La procedura di contenimento dell’emergenza aviaria

La macchina della sanità regionale si è subito attivata e, dopo la chiusura degli allevamenti e il ritiro delle uova, poi distrutte, è cominciato l’abbattimento dei capi. In queste ore circa 50mila galline ovaiole, soltanto in parte infette, vengono eliminate con il metodo dell’alterazione della miscela d’aria presente nei capannoni: morte per asfissia previa perdita di conoscenza, come previsto dalla legge che tutela il benessere degli animali. Un danno ingente per la ditta dell’astigiano, che nel migliore dei casi potrà beneficiare di un indennizzo che copre la perdita e le spese di pulizia, previsto dalla legge per coloro che informano tempestivamente le autorità dell’emergenza in corso e per chi viene riconosciuto privo di responsabilità nella diffusione della malattia.

Dopo l’eliminazione degli animali saranno necessarie prima la pulizia e la disinfezione dei capannoni di allevamento, poi a una serie di esami e campionature per escludere la presenza residua di aviaria. Se tutto va bene l’allevatore potrà riprendere l’attività tra circa due mesi.

La vendita ha subito uno stop, ma il circuito di distribuzione si è attivato in breve tempo per reperire nuove scorte per rifornire i rivenditori. Dal settore di prevenzione veterinaria della Regione Piemonte dicono che venerdì il caso dell’aviaria nell’astigiano dovrebbe essere chiuso con la distruzione delle carcasse, i cui resti verranno utilizzati per la produzione di combustibili. Nell’immediato la vigilanza sarà aumentata e verranno eseguiti esami speciali in un raggio di 10 chilometri dai siti aziendali colpiti, per escludere una diffusione più ampia. È stato isolato un perimetro in un raggio di 3 chilometri dalle località colpite e sono stati sospesi i mercati di pollame a Cuneo e Fossano. Allerta attivata anche nell’alessandrino.

Ricerca e controllo sanitario

Il problema però non è alle spalle. Questi focolai sono la prova che a livello europeo la situazione è tutt’altro che risolta. Dall’Istituto zooprofilattico piemontese avvisano che circa venti Paesi Ue registrano continuamente situazioni simili a quella astigiana e anche più gravi. Il sistema di controllo italiano, e piemontese in particolare, funziona a dovere ma non si può arrivare ovunque. Il virus si propaga velocemente portato da animali selvatici, corsi d’acqua e anche dagli automezzi che raggiungono gli allevamenti.

Quali sono i rischi dell’aviaria per la popolazione e per gli addetti ai lavori?

Il virus dell’influenza aviaria non si trasmette all’uomo, se non dopo un processo di mutazione e adattamento. Nel Mondo si sono registrate conseguenze serie, anche con esiti mortali in alcuni casi, solo in contesti particolarmente difficili dal punto di vista sanitario. In Italia non si corrono rischi particolari. Nemmeno chi lavora a contatto con gli animali corre rischi concreti, perché si tratta di ambienti controllati che seguono una rigida profilassi. I controlli vengono effettuati dai medici delle Asl territoriali, che inviano i campioni all’Istituto zooprofilattico sperimentale per le analisi. La registrazione dei tassi di mortalità tiene conto dei decessi fisiologici e viene costantemente monitorato. L’attenzione è massima in un settore costantemente a rischio.

DAVID TRANGONI