Che cosa ne sarà di concerti e festival musicali dopo l’emergenza Covid-19?

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Se non ci trovassimo in una situazione di emergenza, avremmo inaugurato da poco la stagione dei festival e dei concerti musicali all’aperto. I ricordi di  Facebook ci mostrano foto di esibizioni dal vivo e spettacoli teatrali che ora sembrano lontanissimi dalla nostra realtà quotidiana fatta di isolamento e streaming. 

Secondo le stime di Assomusica, l’Associazione Italiana Organizzatori e Produttori Spettacoli di Musica dal vivo, a fine maggio saranno in totale 4.200 gli eventi saltati e questo comporterà 63 milioni di perdite in poco più di due mesi per il solo settore del live. Le perdite legate all’indotto, poi, sono stimate in non meno di 130 milioni di euro. Secondo Vincenzo Spera, presidente di European Live Music Association e di Assomusica “In questo momento è ancora più importante tutelare il lavoro di una filiera che vede centinaia di migliaia di persone prive di tutele e difficilmente inseriti in quadri normativi ed assistenziali”.

Due giorni fa il rapper Travis Scott ha pubblicato su YouTube il video integrale di Astronomical, la sua performance “digitale” sul videogioco Fortnite. L’evento è stato seguito da 12 milioni di utenti connessi contemporaneamente. La musica tenta dunque di arrangiarsi come può, cercando soluzioni che fino a due mesi fa sembravano appartenere ad un futuro lontano. Oppure a un passato ormai superato: in Norvegia, a Lillestrom, un gruppo hip hop si è esibito in un parcheggio durante il primo concerto drive-in del Paese. Gli spettatori erano all’interno di una macchina, tra più di duecento vetture.

In Italia gli allestitori di Fonderia Musicale e Show Up hanno ipotizzato una soluzione simile. Come spiega Edward Romano, direttore artistico del Reload Sound Festival di Biella, “Se non si attivano queste alternative, diventa difficile immaginare di poter fare qualsiasi tipo di spettacolo. Abbiamo proposto di sfruttare questa modalità di fruizione e provare ad allestire non solo uno schermo, ma anche un palco e costruire un palinsesto più ampio possibile, che comprenda film, spettacoli teatrali e concerti”. La proposta è rivolta alle piccole comunità, affinché possano immaginare di uscire di casa non solo per andare a lavoro o fare la spesa, ma anche per trovare uno svago mentale. Il comune di Biella il progetto lo ha sposato in pieno, ma le autorizzazioni devono arrivare dal Ministero. Per ora rimane tutto teorico. Secondo Romano la categoria culturale non è abbastanza rappresentata e per questo viene lasciata indietro. “Noi abbiamo interrotto le attività il 22 febbraio: la nostra categoria è stata la prima a smettere, e sarà sicuramente l’ultima a ripartire. Senza sapere esattamente come questo accadrà”.

L’incertezza è condivisa da Davide Rossi, direttore di Le Gru e Gru Village: “Non ho ancora chiaro che cosa succederà, e arrivare alle porte di maggio così è dura. Personalmente preferirei un no”. Secondo Rossi l’emozione di un concerto live non può essere sostituita facilmente: “Lo streaming ti fa vedere e sentire il concerto perfettamente, ma non è come essere lì: le emozioni non puoi ridurle a uno schermo. Utilizzare le mascherine, poi, sarebbe insicuro considerando che il virus si può passare tramite liquidi corporei come il sudore. Ed è un ossimoro pensare di partecipare ai concerti rispettando le misure di sicurezza, oppure in macchina. Il concerto è una condivisione di esperienze e inizia da quando si va in biglietteria ad acquistare il ticket”. Solitamente era possibile farlo all’interno del Centro Commerciale che Rossi dirige, ma al momento i negozi sono chiusi. “Se dessimo un qualsiasi tipo di informazione sul futuro creeremmo un disastro, perché al momento non ci è permesso tenere aperta la biglietteria e rischieremmo di non poter avere il dialogo col cliente, oggi più che mai necessario. Per questo siamo in silenzio”.

Anche secondo Maurizio Vitale, fondatore e amministratore delegato di Movement Entertainment, continuare a dialogare con il pubblico e avere una comunicazione trasparente è essenziale in questo momento: “Nel mio caso i biglietti acquistati rappresentano la principale fonte di ricavi”.  Vitale racconta che, per la sua impresa, questo è il momento peggiore dal 2006: “Spero che per chi ha costruito valore culturale, che siano festival, concerti o spettacoli teatrali, sarà possibile accedere a finanziamenti intelligenti, garantiti dallo Stato, utili a riattivare l’attività produttiva”. La società titolare di Movement, Kappa FuturFestival e Audodriome Live Club di Moncalieri cerca da sempre di offrire la migliore esperienza possibile al proprio pubblico, puntando molto sulla digitalizzazione. Ma un’indicazione su cosa fare non è ancora arrivata: “Le normative vigono di 15 giorni in 15 giorni. Potenzialmente potrei ancora realizzare il Festival fissato a luglio, ma da persona coscienziosa prenderò la decisione più giusta e probabilmente lo posticiperemo” spiega riferendosi al Kappa. Dopo la vittoria, nel 2019, del premio che celebra la musica elettronica, il Dj Award, “Il dispiacere che stiamo vivendo per questa situazione è doppio. Quest’anno al Parco Dora avremmo potuto raggiungere le 60mila presenze da 105 nazioni, i numeri registrati fino al 25 febbraio lo dimostrano. Ma ora è tutto in stand-by”. Per quanto riguarda le possibili alternative future, “Oggi tendiamo a non escludere nulla. Un festival vive di dinamismo, interazione, palchi diversi. L’esperienza drive-in? Un limite fisico alla fruizione interattiva, ridotte capienze e un incremento degli adempimenti in termini di sicurezza. Le mascherine certamente sono un vincolo, ma potrebbe essere uno dei dispositivi di protezione individuale a impatto minore rispetto agli altri. Meglio la mascherina che il distanziamento sociale”.

Fabrizio Gargarone, direttore artistico di Flowers Festival e Hiroshima Mon Amour, la vede allo stesso modo: “Se indossare mascherina e guanti e mantenere la distanza di sicurezza può essere una soluzione per evitare il contagio, allora si proverà a vivere questa nuova forma di socialità inedita. Magari per andare a un concerto dovrai avere una certificazione sanitaria che attesti che stai bene, dovrai superare banali test medici come la misurazione della temperatura, dovrai indossare i dispostivi di sicurezza e così via. E’ uno scenario abbastanza inquietante, ma molti provano a immaginare proposte alternative e stravaganti”. Il pericolo, secondo Gargarone, è che lo spettacolo diventi un affare per ricchi e chi non se lo potrà permettere si dovrà accontentare dello streaming. Ad oggi il calendario del Flowers Festival, comprensivo di 12 date, è congelato: “Gli annunci dei festival, che solitamente si fanno a fine febbraio, sono stati sospesi. Il programma è pronto, ma nei fatti non posso immaginare di realizzarlo”. In termini economici la situazione è disastrosa. Tecnici, fonici, elettricisti, macchinisti e cantanti sono fermi da fine febbraio. Forse, si auspica Gargarone, “Ci potrebbe essere una ripartenza da quando, a metà maggio, apriranno musei, biblioteche e mostre: sono i primi segnali che vanno oltre lo streaming. Significherebbe ridare una dimensione tridimensionale alle nostre vite”.

CHIARA MANETTI