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Embraco: azienda incentiva l’esodo volontario, accordo rimandato

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“Quanto successo ieri non va letto negativamente”. L’assessora regionale al Lavoro Gianna Pentenero lo ripete più volte. L’episodio è l’incontro avvenuto il 22 marzo fra l’azienda brasiliana Embraco e i sindacati. La questione è il licenziamento di 497 dipendenti dello stabilimento di Riva di Chieri. Licenziamento che sembrava sospeso fino a dicembre 2018, secondo l’accordo raggiunto il 2 marzo al Ministero dello sviluppo economico, e che ieri avrebbe dovuto essere ratificato. I dirigenti, però, hanno messo sul tavolo come controproposta incentivi in denaro per chi sceglie di lasciare da subito l’impiego. L’appuntamento è quindi stato rimandato a martedì 27 marzo alle 13, perché prima di firmare i sindacati vogliono parlarne con i lavoratori.

“L’azienda si è presentata sostenendo la necessità di terminare subito l’intero pacchetto delle varie clausole, ma era una cosa infattibile – racconta Dario Basso, segretario generale di Uil Torino – Non spetta a noi firmare dei punti che non sono stati prima discussi coi dipendenti”.  Sono molte le questioni da affrontare per tutelare chi perde il posto di lavoro. Accompagnamento all’esodo, incentivi e ricollocamento sono solo alcune, e nell’incontro del 22 marzo i sindacati hanno proposto di parlare intanto delle parti di loro competenza. Embraco però è stata categorica: la firma su tutto, oppure nulla.

Necessario allora aspettare qualche giorno. “Si tratta di una prima fase della trattativa –sostiene Gianna Pentenero–. Ora tocca ai sindacati informare e contrattare. L’obiettivo resta quello di ottenere le migliori condizioni per i dipendenti e sicuramente entro il 29 marzo si troverà una soluzione”. Per Basso “se dovesse saltare l’accordo raggiunto al Mise saremmo dei pazzi scatenati, noi e l’azienda. Ma può sempre succedere di tutto”.

La vicenda Embraco è iniziata mesi fa, quando la ditta ha annunciato la chiusura dello stabilimento alle porte di Torino per trasferire la produzione in Slovacchia, dove i costi del lavoro sono minori. A rimetterci il posto, quasi 500 persone. In loro difesa si è schierato il Ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda e il caso, divenuto emblema di altri licenziamenti di massa, è stato discusso a Bruxelles davanti alla Commissione europea. Sull’ennesima ditta che chiude e si trasferisce altrove si sono espressi la commissaria Margrethe Vestager e il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che ha incontrato una delegazione di lavoratori e sindacati.

Inizialmente la ditta brasiliana, che appartiene al gruppo multinazionale Whirpool, si era dimostrata restia alla trattativa con i lavoratori. Poi, il 2 marzo, l’accordo al Mise per mantenere le assunzioni fino alla fine dell’anno e dare il tempo al Ministero di trovare nuove imprese interessate a rilevare lo stabilimento di Riva di Chieri e riassorbire i dipendenti. Non è bastato a segnare un punto fermo, e le trattative per trovare un accordo fra l’azienda e i lavoratori proseguono.

CORINNA MORI