La donna in Arabia, tra riforme e repressione

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Passo dopo passo, pagando, spesso, un prezzo altissimo. La strada per l’emancipazione delle donne in Arabia Saudita è ancora lunga e impervia, anche se alcune riforme degli ultimi anni lasciano intravedere qualche spiraglio di luce. Pochi giorni fa il Ministero della Difesa di Riad ha esteso il reclutamento nell’esercito alle donne di età compresa tra i 21 e i 40 anni, che possono coprire i gradi da soldato semplice a sergente nei corpi di fanteria, marina, aeronautica, forza strategica missilistica e nei servizi medici. Si tratta di un piccolo traguardo, un tassello sull’immenso puzzle della completa uguaglianza.

La discriminazione e la marginalizzazione di genere sono fortemente radicate in Arabia Saudita, dove vige una monarchia assoluta, un regime estremamente repressivo, che impedisce alle donne di esercitare i propri diritti e le proprie libertà politiche, sociali, economiche e civili. Alla base di tale condizione di sfruttamento vi è il cosiddetto “sistema del guardiano” (in arabo welayah). Mogli, sorelle e figlie sono legate al wali, che è un tutore, un “protettore”, spesso un padre, un coniuge… In sostanza, l’uomo. Colui che decide, impone, concede. Colui che esercita un controllo totale sulla donna.

L’ascesa al trono saudita di Salman bin Abdulaziz nel 2015 e la nomina del figlio Mohammed bin Salman alla carica di principe ereditario nel 2017 hanno sancito l’inizio di una timida stagione di riforme e “liberalizzazione” dei diritti delle donne. La volontà di rinnovare il tessuto sociale rientra nel progetto “Vision 2030” elaborato dal principe Mohammed, che mira a trasformare l’immagine dell’Arabia Saudita agli occhi del mondo: da Paese solo tradizionale e tradizionalista, a polo di investimenti e sviluppo. Con qualche concessione, dunque, alla modernizzazione sociale, ma con il contagocce.

Le riforme avvengono da sempre in un contesto di dura repressione nei confronti delle attiviste: decine di donne vengono arrestate con l’accusa di terrorismo e “tentativo di destabilizzare la monarchia”. In carcere, molte di esse rischiano pene detentive lunghe e severe, oltre alle torture fisiche usualmente praticate secondo la legge coranica. Segno che la battaglia per la libertà e la parità di genere è appena iniziata.

Lo si evince anche seguendo l’evoluzione della situazione nell’ultimo decennio. Nella timeline che segue sono riportate le conquiste delle donne saudite fino a oggi. Una linea del tempo che ripercorre i piccoli ma importanti traguardi per l’emancipazione della donna. E, con evidenza, mostra quanta strada c’è ancora da fare.