Dati nascosti e sanità in difficoltà: la situazione del Coronavirus in Brasile

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Oltre 35 mila morti e più di 600 mila casi. I dati del contagio totale oscurati sul sito del ministero della Sanità perché – sono parole del sottosegretario alla Salute Carlos Wizard – “fantasiosi o manipolati”. Il Brasile sta vivendo l’emergenza Coronavirus tra molte incertezze e scontri politici frequenti. Il sistema sanitario pubblico è in difficoltà. I tamponi vengono fatti soltanto ai casi gravi che arrivano in ospedale. I referti dei medici segnano “infarto” come causa di decesso quando in realtà ci si trova davanti alla pandemia. Il paese rischia di diventare il secondo Stato con più morti per Covid-19 al mondo, dietro soltanto aglI Stati Uniti. 

 

[aesop_quote type=”block” background=”#282828″ text=”#ffffff” align=”left” size=”1″ quote=”In tanti non riescono ad andare avanti, non possono curarsi nelle cliniche private e non sanno che cosa succederà in futuro” parallax=”off” direction=”left” revealfx=”fromleft”]

 

“Bolsonaro gioca a imitare Trump, ma il nostro paese è diverso. Non godiamo di una buona reputazione internazionale e rischiamo di rimanere isolati”.  Tiago ha 32 anni e vive a San Paolo, tra le città più colpite dal virus. Lavora in una compagnia fornitrice di gas da 9 anni. Ogni giorno incontra molte persone. “Esco spesso e come me ci sono tanti lavoratori che non si sono mai fermati in questi mesi”. Eccezion fatta per chi ha perso il proprio impiego. “Gli effetti del virus si fanno sentire e non c’è un piano economico all’orizzonte. Oggi vedo molta paura e incertezza. In tanti non riescono ad andare avanti, non possono curarsi nelle cliniche private e non sanno che cosa succederà in futuro”, racconta il lavoratore brasiliano. 

I dubbi su quello che succederà nei prossimi mesi sono aggravati dagli screzi e dagli scontri politici continui tra Bolsonaro e i governatori locali, tra il leader dell’estrema destra e  l’opposizione, tra il presidente e i suoi stessi ministri della salute: nel giro di un mese si sono dimessi Luis Henrique Mandetta e Nelson Teich, entrambi in disaccordo con la linea negazionista di Bolsonaro.

“I politici pensano di più a come vincere le elezioni del 2022 invece di risolvere i problemi dell’economia e della sanità pubblica”, afferma Tiago. Secondo il lavoratore brasiliano  il trend di contagi e morti che sta andando avanti da diversi giorni è figlio della sottovalutazione di un pericolo che già a febbraio era alle porte. “Le autorità brasiliane erano a conoscenza del virus ma non hanno fatto niente. Parlavano di “virus cinese”. Non è stato nemmeno annullato il Carnevale, che ogni anno attira milioni di persone a San Paolo.  Il 17 marzo avevamo già il primo morto per Coronavirus in città”.

 

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Per capire meglio la situazione brasiliana occorre evidenziare le differenze che intercorrono tra il continente sudamericano e l’Europa. “Quasi tutti i Paesi – a eccezione di Cile e Colombia – sono Stati federali. In Brasile ogni Stato ha la sua autonomia e il governo si limita a fornire indicazioni generali. Sono i governatori locali che hanno il compito di agire a livello pratico. Non è possibile fare quindi paragoni tra Jair Bolsonaro e Giuseppe Conte. In Italia il presidente del consiglio ha firmato DPCM validi per tutto il territorio nazionale” osserva Emiliano Guanella, giornalista freelance e corrispondente dal Sud America per La Stampa e RSI (Radiotelevisione svizzera di lingua italiana). 

[aesop_quote type=”block” background=”#282828″ text=”#ffffff” align=”left” size=”1″ quote=”I governatori del Sud hanno adottato misure di quarantena che hanno portato alla chiusura delle attività commerciali e delle scuole. Ma le persone potevano continuare a uscire. Non c’è stata nessuna restrizione per legge delle libertà personali, nessuna autocertificazione da presentare alle forze dell’ordine” parallax=”off” direction=”left” revealfx=”fromleft”]

 

Un’altra differenza tra il Brasile e i Paesi europei è che non c’è stato alcun lockdown.”I governatori del Sud – penso agli Stati di San Paolo e Rio De Janeiro – hanno adottato misure di quarantena che hanno portato alla chiusura delle attività commerciali e delle scuole. Ma le persone potevano continuare a uscire. Non c’è stata nessuna restrizione per legge delle libertà personali, nessuna autocertificazione da presentare alle forze dell’ordine”, afferma il giornalista.  

A metà marzo – quando i casi di Coronavirus iniziavano a crescere –  c’è stata una discussione accesa per stabilire la competenza giuridica della l’emergenza sanitaria a livello locale: sindaci o governatori? “É dovuta intervenire la Corte Suprema, molto potente in Brasile. I giudici hanno deciso che le competenze maggiori spettano ai sindaci”, afferma Guanella. Gli effetti di questa decisione si vedono ancora adesso. “Il governatore dello Stato di San Paolo ha deciso per esempio la riapertura di alcune attività a partire da questa settimana. Ma alcuni sindaci si sono mostrati più prudenti e non vogliono riaprire perché il trend dei contagiati è in crescita”. 

In diverse città,  soprattutto nel Sud del Paese, vengono effettuati controlli di temperatura ed è obbligatorio indossare la mascherina negli spazi chiusi. Non vengono però applicate multe a chi non le indossa. “Può sembrare paradossale ma le mascherine non sono un problema in Brasile. Le persone hanno iniziato a fabbricarle fin da subito. Qualcuno si è messo pure a vendere mascherine “casereccie”. Mentre le grandi aziende si sono riconvertite rapidamente alla produzione”. 

RICCARDO PIERONI