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Coldiretti: da Torino in cento verso Bruxelles

Sono circa un centinaio gli agricoltori del Torinese che hanno risposto all’appello alla mobilitazione lanciato da Coldiretti per una grande manifestazione di Bruxelles per fermare le politiche europee che, secondo la Coldiretti, minacciano l’agricoltura italiana. “Una manifestazione organizzata in Europa, dove serve fare sentire, forte, la voce delle nostre aziende agricole – fa sapere il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Una mobilitazione in vista del vertice europeo che sta avendo una grande risposta da parte dei nostri soci, a dimostrazione di quanto la nostra agricoltura senta sulla propria pelle l’effetto di politiche europee sconsiderate che limitano le funzioni dell’agricoltura preziose per tutta la società: dalla produzione di cibo naturale e non sintetico, fino al presidio contro il dissesto del territorio”.

La manifestazione è indetta in occasione del Vertice europeo straordinario sul bilancio dell’Unione europea, al quale partecipa anche la premier Giorgia Meloni, dove la Commissione europea presenterà la proposta per la deroga alle norme Ue sull’obbligo di mantenere i terreni incolti previsto dalla Politica agricola comune.

L’appuntamento “Non è l’Europa che vogliamo” è per giovedì 1° febbraio alle ore 9 in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo, dove insieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini ci saranno oltre un migliaio di contadini e allevatori provenienti da tutta Italia per sostenere la proposta e denunciare, con azioni dimostrative, gli effetti delle politiche europee che, secondo l’associazione di categoria metterebbero in pericolo la sopravvivenza delle campagne. Un obiettivo che è il risultato della battaglia della Coldiretti, con le altre organizzazioni agricole europee — a partire dalla francese Fnsea con la quale è stato costruito un fronte comune. Nelle ultime settimane Coldiretti ha intensificato gli incontri con altre realtà europee e con Ministri dell’agricoltura di altri Stati membri.

“Bene la proposta di deroga, che avevamo già ottenuto per la crisi ucraina, ma ora è necessario sia cancellato definitivamente l’obbligo di lasciare incolto il 4 per cento dei terreni destinati a seminativi imposto dalla Politica agricola comune. È una delle eredità dell’era Timmermans, e, come diciamo da anni, è una scelta sbagliata. Non ha senso impedire agli agricoltori di non coltivare quote dei loro terreni, quando poi si è costretti ad importare”, ha detto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’annunciare la protesta contro le follie dell’Unione Europea.

Coldiretti chiede di tornare a investire nella sovranità e nella sicurezza alimentare europea assicurando più fondi alla Politica agricola comune, dopo che la pandemia e le guerre hanno dimostrato tutta la fragilità dell’Unione europea davanti al blocco del commercio mondiale. “Anche per questo – conclude Prandini – serve una decisa svolta nelle politiche Europee per valorizzare le proprie terre fertili e fermare le importazioni sleali per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno. La nostra battaglia in Europa continuerà in maniera forte e continuativa con proposte per il futuro degli agricoltori”.

La protesta in Europa e le risposte dell’Ue

Intanto sul piano internazionale la protesta dei trattori dilaga in tutta Europa: Francia, Germania, Grecia e Spagna sono state già attraversate da migliaia di manifestanti intenti a chiedere un cambio radicale delle politiche comunitarie in materia di agricoltura. A finire sul tavolo degli imputati il Green Deal, i nuovi requisiti della Pac e l’accordo con il Mercosur: in particolare, la Francia teme che l’apertura dei mercati ai prodotti d’oltreoceano possa danneggiare le produzioni locali favorendo il disboscamento dell’Amazzonia.

Da Parigi il neo primo ministro Gabriel Attal ha chiesto “un’eccezione agricola francese” rispetto ai vincoli all’Ue. Scende in campo anche il presidente Emmanuel Macron, che prima del vertice sul bilancio incontrerà la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: un face-to-face che potrebbe rivelarsi fondamentale non solo per gli sviluppi delle proteste, ma anche in vista del volo europeo del prossimo giugno.

Tra i punti in cima alla lista dei desiderata avanzati dei manifestanti figurano il miglioramento dei redditi, una maggiore flessibilità sugli standard ambientali, il contrasto al cambiamento climatico e un freno all’aumento dei prezzi di energia e carburante. In risposta, la Commissione europea è pronta a proporre un piano sull’importazione del grano ucraino che tuteli gli agricoltori nei paesi di frontiera con alcune clausole di salvaguardia automatiche valide per Ungheria, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania. Le già citate deroghe ai vincoli della percentuale minima dei terreni che devono rimanere incolti (i cosiddetti “terreni a maggese”) hanno come obiettivo la modifica dei parametri introdotti nel 2023 per tutelare la sicurezza alimentare dalle conseguenze del conflitto fra Russia e Ucraina.