Casa Jasmina, la tecnologia sostenibile ora è su Airbnb

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L’interno fotografato da una videocamera 360

Una grande porta di metallo e il codice d’ingresso da digitare sulla tastiera touchscreen a fianco danno l’impressione di essere appena stati catapultati in un film di spionaggio. Ma oltre la soglia di Casa Jasmina ci si trova in un accogliente open space con ingresso, soggiorno e cucina; più avanti le due camere da letto, a destra il bagno e una bella terrazza. Di monitor, nemmeno uno. Al primo piano di un’ex fonderia, ex fabbrica di sportelli Fiat, ex edificio abbandonato dove oggi si trovano anche lo spazio di co-working Toolbox, il Fablab Torino e le Officine Innesto (ex Officine Arduino), l’appartamento è laboratorio d’avanguardia, residenza d’artista, spazio d’incontro per piccoli workshop ma, soprattutto, una casa a cui verosimilmente tornare dopo una giornata di lavoro.

Il dipinto dell’artista TKV nella camera matrimoniale

L’obiettivo dei suoi ideatori Davide Gomba e Massimo Banzi, co-founder delle sottostanti Officine, e dello scrittore di fantascienza Bruce Sterling (alla cui moglie Jasmina Tešanović è intitolata la casa) è riuscire ad integrare la tecnologia nella vita quotidiana in modo sostenibile. Si punta così a smartphone e iPad, oggetti che ci ritroviamo in mano naturalmente. Da questi dispositivi, grazie a un server interno alla casa, si gestiscono le luci, il riscaldamento, la chiusura della porta e l’irrigazione del giardino. Se viene il dubbio di aver lasciato accesa la luce basta dare un’occhiata all’iPad: la schermata della piattaforma open source Home Assistant mostra gli interruttori dei vari dispositivi. Se invece si sta rientrando a casa infreddoliti si può mandare alla casa un messaggio su Telegram. Ci penserà lei ad alzare il riscaldamento. Il futuro guarda ancora più in là, con dei sensori (uno è sul comodino della camera matrimoniale) che registrano variazioni di calore, luce, umidità e i movimenti degli ospiti. L’obiettivo è di creare una mappa di dati che permetta alla casa di conoscere e prevedere le esigenze dei suoi abitanti.

Alessandro Squatrito, project manager di Casa Jasmina

Mentre sui social amici virtuali dialogano attraverso uno schermo, qui la situazione si ribalta trasformando la casa in un interlocutore. Comodo o utile? “Per noi è fondamentale interrogarsi sull’etica dell’internet delle cose”, evidenzia Alessandro Squatrito, responsabile di Casa Jasmina. Innanzitutto a proposito del tema, oggi molto dibattuto, dell’utilizzo da parte di terzi dei dati trasmessi: “Nel momento in cui permetto a un oggetto di scambiare dati con me e con gli altri, devo chiedermi: serve davvero? In un sistema e in un momento storico come quello attuale ogni volta che un designer prende in mano una matita e disegna qualcosa di nuovo – sto parlando di qualsiasi tipo di design – questo progetto deve avere un senso, perché oltre ad essere un atto progettuale è soprattutto un atto politico” di cui occorre essere consapevoli. Casa Jasmina, come altre tecnologie digitali, punta alla creazione di un modello che possa essere riprodotto in altri contesti con differenti finalità. I sensori, ad esempio, saranno introdotti sperimentalmente in una casa per disabili psichici: controllando i rientri alla sera, o monitorando quante volte frigoriferi e dispense vengono aperti durante il giorno nel caso di disturbi legati all’alimentazione, potrebbero permettere ai pazienti di vivere in modo più autonomo.

La trasformazione da compratore passivo a realizzatore cosciente è alla portata di tutti: i disegni 3D dei mobili che arredano la casa (realizzati a piano terra da Fablab Torino) e i codici da implementare nelle schede Arduino sono open source. Lo è anche la piattaforma per creare mobili Opendesk, di cui un esempio è il grande tavolo di legno al centro della cucina di Casa Jasmina; il costo finale di un oggetto come questo si aggira sui 1.000 euro. Se l’utilità sociale è per queste tecnologie la sfida più grande, usare le piastre a induzione potrebbe essere quella di chi sceglie di prenotarsi su Airbnb: può capitare che proprio quando l’acqua sta per bollire la piastra si spenga e occorrano due ore per un piatto di quinoa. Al momento di andare a dormire, dalla stanza matrimoniale si può mandare un’ultima buonanotte: schiacciando l’interruttore della lampada a forma di casetta realizzata dalla designer Alexandra Deschamps-Sonsino, si accenderà anche quella più piccola che si trova nella stanza dei bambini. Lo permette la scheda Arduino, alla quale basta una connessione wi-fi per creare un nuovo canale di comunicazione. In modo simile funziona la coppia di lampade da scrivania ideata da Alessandro Squatrito, con le quali inviarsi messaggi luminosi colorati ed emoji. Un modo per dirsi “Ti sto pensando” ovunque si sia nel mondo.

di CORINNA MORI – ha collaborato Lavinia Rosi
Il logo intagliato da FabLAb Torino