Quei formidabili venti anni di “Ateneo”

condividi

Dopo 55 anni, grazie a un ritrovamento fortunato durante una ristrutturazione che ha il sapore della scoperta archeologica, l’Archivio storico della Università di Torino ha recuperato, ordinato e digitalizzato una grande parte dei numeri della rivista Ateneo, giornale degli studenti dell’Università e del Politecnico di Torino, dal 1949 al 1968. Un tesoro riscoperto che è protagonista di una mostra presso la sede del Rettorato e che è stato raccontato giovedì 23 febbraio nella sala Principe d’Acaia nel Palazzo del Rettorato, presenti alcuni dei componenti della redazione di allora, ex studenti dei due atenei, oggi uomini e donne che hanno alle spalle tanta vita e storia in ruoli importanti per la cultura, la scienza e la vita pubblica.

“Riscoprire “Ateneo” ci permette di ritrovare la voce degli studenti di allora e ci consente di comprendere il passaggio storico dall’università d’élite all’università di massa che ancora oggi conosciamo e vediamo”, ha spiegato Milena Penno, borsista del Dipartimento di studi storici dell’Università di Torino che ha curato il ritrovamento e lo studio di questo pezzo di storia culturale e politica. Nato nel dopoguerra come semplice bollettino di notizie e comunicazioni rilevanti per la vita universitaria degli studenti, Ateneo diventò infatti in breve tempo un giornale a tiratura regolare attento ai temi della politica, della cultura e delle trasformazioni sociali. Un ruolo favorito da quello che Torino aveva in Italia in quegli anni, con grandi protagonisti della storia culturale nazionale, dal filosofo e semiologo Umberto Eco al musicologo Alberto Basso, per fare solo due nomi. Ma la lista è lunga.

Tra gli ex studenti e redattori di Ateneo presenti al convegno, l’ex sindaco di Torino Valentino Castellani (classe 1940), il cantautore, architetto e deputato Psiup Fausto Amodei (1934), l’ex ministro e vicesegretario Dc Guido Bodrato (1933). “Ho collaborato al giornale per tutta la durata degli anni universitari – racconta Amodei – . All’epoca gli studenti lavoratori non erano ancora comparsi ma ricordo che c’era una grande partecipazione e si parlava di argomenti come cinema, musica e spettacolo”. Bodrato racconta che il dopoguerra era segnato dall’esplosione di giornali universitari in tutte le università italiane come segno libertà e inclusione: “Rileggere Ateneo oggi mi sembra ci permetta di scoprire come allora si viveva, si pensava, si faceva politica. Ha registrato gli anni in cui si sono costruite la democrazia e le istituzioni rappresentative in Italia. E il 68 nasce quando cambia la società e si sente bisogno di coinvolgere giovani che prima non avevano accesso alle aule universitarie”.

Dora Marucco, già docente di Storia delle dottrine politiche a Unito, sottolinea che per lei come per altri “l’impegno in Ateneo discendeva da quello nelle organizzazioni universitari.” E spiega: “Mi occupavo anche di diritto allo studio e una delle e nostre battaglie fu il dibattito per trasformare borse in assegni e per dare l’assistenza sanitaria agli studenti”.

Fino agli anni ’60 la produzione del giornale continuò in maniera regolare e la tiratura arrivò fino a 10mila copie. Gli anni delle contestazioni giovanili e le rivolte studentesche portarono a un rallentamento della produzione che cessò definitivamente nell’anno della crisi, il 68. “ Ho fatto il vicedirettore di Ateneo esattamente sessant’anni fa – dichiara Castellani -. Gli anni che ho vissuto furono caratterizzati dalla critica all’organizzazione universitaria. La nostra riflessione principale era sull’inadeguatezza della formazione tutta verticale che veniva imposta in università, che creava un distacco totale rispetto al mondo del lavoro e ci battevamo per trattare questi temi.”