Spinoza a Torino, la risata può essere anche “black”

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di Valerio Barretta

“C’è qualche ragazza dell’est in sala?”. Stefano Andreoli, ideatore di Spinoza, ha introdotto così il suo spettacolo andato in scena martedì 21 al circolo Arci Samo, spiegando che l’incasso “sarà devoluto a Paola Perego”. Ironia pungente e ritmo incalzante sono stati gli ingredienti principali dello show, che ha seguito lo stesso canovaccio per un’ora e mezzo: una carrellata di immagini e battute dissacranti, prendendo spunto da realtà quotidiana e cronaca attuale. Diverse le vittime: i quotidiani, la politica italiana, la religione. Ma attenti a non chiamarla satira. “È una parola usata così spesso a sproposito da avere perso il suo reale significato: negli ultimi tempi qualsiasi testo o performance comica ha rivendicato l’appartenenza al gran calderone della satira. Il risultato è uno svilimento del termine, al quale non voglio contribuire”, ha spiegato Stefano.

Stefano Andreoli, ideatore di Spinoza.it
Stefano Andreoli, ideatore di Spinoza.it

Meglio allora definirla “umorismo”. Ma ce ne sono diversi tipi. Uno di questi è il black humor, stile di comicità che legge in chiave ironica temi molto delicati (ad esempio, morte, povertà, malattie). Proprio per questo, è al centro delle critiche. Se ne sarà accorto il blogger: tra il pubblico (circa un centinaio di paganti) c’è chi ha mugugnato per qualche battuta considerata border-line. Ma il problema è proprio in quel confine, cioè i paletti da rispettare, i limiti che non si dovrebbero superare. Secondo Andreoli, “per quanto riguarda l’umorismo, non esiste un limite oggettivo. E nessuno può pensare di imporlo agli altri. Né il pubblico, né il comico. Soprattutto quest’ultimo non può permettersi di dire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, altrimenti diventa un censore, cioè rinnega il suo mestiere”.

Ma questo principio non può funzionare per la televisione italiana di oggi, dove non c’è solo il pubblico giovane che già conosce lo stile di Spinoza, bensì una platea mainstream con sensibilità differenti: “È giusto che in tv ci siano limiti diversi. Se non cambierà la televisione o la sensibilità comune, non potremo mai fare black humor sul piccolo schermo”. Che sia un bene o un male, valutatelo voi.