Smog, ancora blocchi. Ecco cosa c’è da sapere sull’inquinamento in città

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Braccio di ferro tra Torino e città della cintura sul tema dell’inquinamento nell’area metropolitana. La proposta della sindaca Chiara Appendino di bloccare i diesel fino agli euro 5 e assumere i valori di Pm10 di Torino per gestire i blocchi in tutta la provincia è stata accolta tra le polemiche dai sindaci dell’hinterland. Quello che chiedono le amministrazioni locali è di adattarsi alle regole in vigore in tutta la Pianura Padana, mentre Torino punta a inasprire le norme. Il dibattito si è riaperto dopo gli ultimi giorni in cui i valori di Pm10 hanno di nuovo sfiorato i picchi limite previsti dalla legge, dopo un 2017 maglia nera per l’inquinamento. Lo ha confermato in questi giorni il rapporto di Legambiente “Che aria tira in città: il confronto con l’Europa”, basato sui dati dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, che si riferiscono, però, al 2013.

Il responsabile del dipartimento sistemi previsionali dell’Arpa Piemonte, Secondo Barbero, monitora il fenomeno dagli uffici di via Giordano Bruno a Torino. Si continua a parlare di blocchi in città, sono davvero una soluzione utile?

Il blocco del traffico è una misura emergenziale, che da sola non è sicuramente risolutiva ma aiuta a non aumentare la concentrazione delle polveri.

Cos’altro fare?

Le cause delle polveri sottili, oltre al traffico, sono i riscaldamenti domestici, soprattutto a biomassa e pellet e gli impianti agricoli, almeno in parte. A Torino però si sono fatti grandi investimenti sul tema del riscaldamento, in particolare con il teleriscaldamento. È comunque su queste categorie che bisogna agire prioritariamente. Servono rinnovamento del parco auto, efficentamento energetico, miglioramento delle caldaie, riduzione dei consumi e degli sprechi in generale.

Il 2017 è stato un anno difficile?

Abbastanza, è stato un anno critico con più di cento giornate con il Pm10 oltre i valori di legge. È stato un anno meteorologicamente difficile, con poche precipitazioni e molti episodi di inversione termica che hanno provocato il ristagno degli inquinanti sulla città.

C’è un dibattito tra Torino e la cintura, si dice spesso che servono attività globali per combattere l’inquinamento. Cosa si sta facendo in questa direzione?

A livello regionale è stato predisposto un piano di risanamento della qualità dell’aria, nel 2017, che considera interventi strutturali a lungo termine per ridurre le fonti di inquinamento; è in fase di concertazione, è un piano a che dovrebbe chiudersi, per quanto riguarda questa prima fase, nel 2018. A questo si aggiungono misure sovraregionali come l’accordo del bacino del Po, con il quale tutte le regioni hanno trovato misure comuni per il tema dell’inquinamento e le misure da prendere in caso di emergenza.

A Torino quando si parla di inquinamento si parla di Pm10. Perché? Di cosa si tratta?

L’inquinante che manda la città fuori dai limiti di legge è proprio il Pm10. Può avere effetti negativi sulla salute delle persone, soprattutto per quanto riguarda l’apparato respiratorio. Tra tutti gli inquinanti monitorati il Pm10 è il più problematico: si tratta del cosiddetto “particolato atmosferico”, piccole particelle che vengono ingerite nell’apparato respiratorio umano. Ancora più dannoso è il Pm2, o il Pm2,5, con particelle ancora più piccole, che possono anche entrare in circolo nel corpo umano attraverso i vasi sanguigni oltre che nell’apparato respiratorio.

Come vengono prese le misure per monitorare la situazione in città?

Le misure cui facciamo riferimento sono puntuali, sulle singole stazioni di traffico o di fondo, come piazza Rebaudengo. Sono rappresentative di un’area, ma per avere un’idea globale bisogna considerare tutte le centraline, non soltanto quelle urbane, anche quelle della città metropolitana. Le particelle nell’atmosfera sono movimentate anche da venti e masse d’aria, che possono far sì che questi inquinanti si spostino anche in zone dove l’inquinamento sembra minore.

CAMILLA CUPELLI