Inri, l’etichetta discografica passata dall’underground al Superbowl

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C’era anche un pezzo di Torino al Super Bowl, la finale di football americano che si è tenuta il 5 febbraio scorso a Minneapolis. Durante lo spot pubblicitario, visto da 150 milioni di persone, è infatti andato in onda Lost and Found, il singolo di Dardust, progetto musicale del pianista e compositore Dario Faini e del suo ensemble, prodotto dalla casa discografica Inri.

 

L’etichetta musicale, fondata da Davide Pavanello, suo fratello Paolo e Pietro Camonchia, tra pochi mesi festeggerà i suoi sette anni di attività e continua a crescere. Oggi Inri produce quarantotto artisti provenienti da tutta Italia: Ex Otago, Lemandorle, Voina, Giulia’s mother, Monaci del Surf. E poi Levante, la cantante di Alfonso passata dal cantare “che vita di merda” al palco di X Factor, I’m not a blonde e Bianco, che nel 2011 ha inaugurato il percorso artistico della casa discografica e da poco è tornato con un nuovo album, Quattro, e un tour che passerà dall’Hiroshima Mon Amour di Torino il 9 marzo.

 

“Abbiamo l’agilità e la forma mentis di un’etichetta indipendente; questo ci permette di attirare personalità artistiche e collaborare come dei magneti – dicono da Inri – ma in realtà sul mercato ragioniamo da major. Abbiamo una struttura commerciale che ci permette di sapere come funziona la scena e di agire mirati. Ci proponiamo come agenzia di scouting nel mercato alternativo per le major”.

 

Inri, Il Nuovo Rumore Italiano, è formato da un gruppo di artisti che cantano, suonano, collaborano e spesso salgono sul palco insieme. Una grande famiglia che nell’ultimo periodo ha spostato il baricentro del proprio lavoro più verso Milano e su Roma, dove si è spostata la scena musicale e dove la squadra di Inri sta cercando di conquistare il panorama con nuovi acquisti come gli Stag. Ma l’anima torinese non si discute, soprattutto per scovare artisti interessanti, così come sono torinesissimi i Linea 77 che sembrerebbero pronti per tornare con un nuovo album.

 

Durante il percorso, diversi artisti sono stati scovati e lanciati, altri sono stati invece lasciati lungo il tragitto. “Ma è normale, non con tutti abbiamo gli stessi vincoli contrattuali, di alcuni siamo solo editori, di altri manager”. Nel frattempo Inri si è evoluta e grazie all’unione di intenti con Warner Music Italy, un anno fa è nata Inri Classic. Il nuovo progetto si concentra sulla musica classica, con un orecchio teso alle sonorità elettroniche nordeuropee. Nella scuderia, assieme a Dardust, alias Dario Faini, corrono il controtenore DiMaio e il giovane pianista e compositore italo-turco Francesco Taskayali. Oltre all’underground e il classic, Il nuovo rumore italiano dimostra di essere eclettico: con il release dei Nereau Records ha scoperto di avere anche un’anima techno rock.

 

I numeri confermano l’entusiasmo: nel 2017 sono stati conquistati due dischi d’oro, Alfonso di Levante e Quando sono con te degli Ex Otago. Su Spotify i brani nati in casa Inri sono stati riprodotti più di 26 milioni di volte. E poi tour, collaborazioni, colonne sonore. Concerti soprattutto: quello del primo maggio a Roma, il Miami di Milano, il festival di Collisioni a Barolo. Sempre gli Ex Otago lo scorso giugno hanno aperto il concerto dei Radiohead a Monza. Senza contare i brani di successo scritti per altri artisti, come Chiamami tu di Giorgia firmato Bianco.

 

«Il progetto è dinamico, non sta mai fermo, proprio come la musica. Per questo tante saranno le novità del 2018. Ma il nostro ruolo rimane lo stesso – assicurano da Inri – e cioè quello di un’etichetta indipendente fatta da artisti per artisti, che fa quello che ama, in grado di divertirsi ancora facendo musica senza farsi troppi problemi, ma anche di affermarsi sul mercato grazie a un’attenta attività di scouting per le major, attenta nello sviluppo del potenziale del proprio roster per dargli il giusto spazio».

 

GIORGIA MECCA

CRISTINA PALAZZO